I resti di un muro in grossi blocchi di calcare che poggia in parte sulla roccia tagliata con un orientamento diverso da quello del vicino quartiere ellenistico-romano e numerosi frammenti di ceramiche, ora in fase di studio. È ancora tutta da scoprire la costruzione riaffiorata alla Valle dei Templi di Agrigento in un’area finora mai indagata a pochi metri dal tempio dei Dioscuri. Difficile al momento stabilirne la funzione, se si tratti insomma di una abitazione, oppure di un tempio che potrebbe ridisegnare la topografia religiosa di Akragas. Nessuna ipotesi è esclusa. Ma sembra che questo edificio possa risalire al periodo ellenistico o addirittura classico. La campagna di scavi è stata promossa dal Parco Archeologico e Paesaggistico di Agrigento, nell’ambito della Convenzione con l’Università Bordeaux- Montaigne, Istituito Ausonius, con il sostegno del Grand Programme de Recherche Human Past e del dipartimento di Sciences archéologiques de l’Université de Bordeaux. Quest’anno le ricerche si sono estese ad un settore mai esplorato, a Nord di Porta V, dove indagini preventive geofisiche, a cura dell’Università di Catania, hanno rivelato la presenza diffusa di anomalie nel sottosuolo, indizi di resti archeologici. Una «fotografia» scattata prima dell’apertura del cantiere, che ha consentito di raccogliere informazioni a priori in modo non invasivo sulle aree da scavare, rilevando la presenza di strutture e indirizzando gli archeologi su scavi mirati. I saggi di questi giorni hanno fornito una prima conferma, svelando una stratigrafia articolata, con lembi di muri attribuibili a fasi differenti. Secondo gli archeologi è ancora prematuro azzardare ipotesi sulla funzione di queste strutture, anche per la dimensione dei saggi. Gli scavi riprenderanno nei prossimi mesi. «Tra i processi virtuosi di partecipazione al patrimonio, ispirati all’Archeologia pubblica, che rappresenta l’indirizzo prioritario della molteplice attività culturale condotta dal Parco Valle dei Templi – ha commentato il direttore Roberto Sciarratta, che ha fatto un sopralluogo nell’area – c’è la scelta del partenariato con le Università. Grazie alla condivisione degli obiettivi della ricerca, arricchita e vivificata dal confronto pluridisciplinare, in questi ultimi anni continua a riaffiorare la città antica con i suoi resti monumentali, ma anche con la vita quotidiana, che si svolgeva negli spazi pubblici e privati. Le nuove scoperte potenziano l’offerta di bellezza del Parco Valle dei Templi, un luogo dove la cultura cresce e fa crescere». Nel 2018 il Parco Valle dei Templi ha stipulato una convenzione di studio e di ricerca con l’Università di Bordeaux Montaigne. Il progetto scientifico, elaborato insieme alla docente Laurence Cavalier dell’Istituto Ausonius, che da cinque anni a questa parte conduce le indagini sotto l’egida de L’Ecole Française de Rome, intende verificare la cronologia e la funzione dei resti archeologici messi in luce da Ernesto De Miro sulla terrazza ad Est di Porta V. È previsto anche un nuovo studio architettonico del santuario delle divinità ctonie, portato alla luce negli anni Venti del secolo scorso da Pirro Marconi. In particolare, le indagini nel cosiddetto Tempietto, attraverso una complessa operazione di smontaggio del crollo dei blocchi, opportunamente rilevati e catalogati, hanno chiarito le fasi di abbandono e dismissione dell’edificio sacro, inglobato nell’apparato difensivo della Porta. I saggi precedenti hanno restituito un gruppo di coppe votive in bronzo e statuette di terracotta, databili tra VI e V secolo a.C., oltre a numerosi frammenti di ceramica. Lo studio della Tholos, una costruzione di età ellenistico-romana, così definita per l’insolita pianta circolare, ha aperto il campo ad interessanti ipotesi. Tutta l’area, compreso il santuario delle divinità ctonie, è stata accuratamente rilevata anche con il laser scanner, utile per le ricostruzioni in 3D.