“Due vite spezzate non valgono 7 anni di condanna”. Grande delusione per i familiari di Lorenzo Miceli e Federica Aleo dopo la condanna a 7 anni di reclusione per L.D., il trentunenne di Ravanusa che il 2 febbraio 2020 uscì di strada causando il gravissimo incidente nel quale persero la vita i due ragazzi, con anche un terzo passeggero rimasto gravemente ferito. La pronuncia è stata letta dal giudice, Stefano Zammuto, che ha anche disposto la revoca della patente di guida al termine dell’udienza conclusiva del processo penale celebratasi presso il tribunale di Agrigento. I familiari di Federica Aleo, affidatisi a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in casi di omicidio stradale con sede a Canicattì, così come quelli di Lorenzo Miceli hanno tristemente assistito a tutte le fasi del processo, fino al verdetto di stamattina, che non li ha lasciati per nulla soddisfatti: troppo bassa, la condanna, a fronte della gravità del comportamento messo in atto da L.D., e delle tragiche conseguenze che ne sono derivate. Quel 2 febbraio erano quasi le cinque del mattino e L.D., alla guida dell’Alfa 147, rincasava con a bordo gli amici dopo una serata trascorsa assieme. Tutto d’un tratto perse il controllo dell’auto e, all’incrocio tra corso Aldo Moro e via Gramsci, uscì improvvisamente di strada, finendo prima sul marciapiede e poi arrestando la sua corsa contro il muro perimetrale del civico 115. Complice l’elevata velocità, l’impatto fu devastante e l’Alfa Romeo si accartocciò su sé stessa. I soccorritori, giunti immediatamente sul luogo dell’incidente, non poterono fare altro che estrarre dalle lamiere il corpo di Lorenzo Miceli, deceduto sul colpo, e sul momento riuscirono ad estrarre vivi anche gli altri tre ragazzi, tutti gravissimi e subito trasportati in ospedale. Purtroppo, dopo tre mesi di lotta contro la morte, anche il cuore di Federica smise di battere. Le indagini, affidate al Pubblico Ministero Gianluca Caputo, hanno permesso di analizzare nel dettaglio quanto accadde, anche grazie ai rilievi dei carabinieri di Ravanusa e ai dati schiaccianti arrivati dagli esami tossicologici. L.D., infatti, risultò positivo alla cocaina e nel suo sangue venne rilevato un tasso alcolemico di 1,5 gr/l, tre volte superiore al consentito. Oltre a questo, come evidenziato dal Pm stesso nella richiesta di rinvio a giudizio, L.D. “procedendo ad elevata velocità, e, comunque non adeguando la stessa alle caratteristiche e alle condizioni della strada, perdeva il controllo del mezzo senza effettuare alcun tipo di frenata e quindi non osservando l’obbligo di conservare il controllo del proprio veicolo ed essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizioni di sicurezza”. “Non ci sono parole per descrivere il dolore che questo ennesimo gravissimo omicidio stradale ha lasciato attorno a sé: due giovani vite spezzate e due famiglie precipitate nel più totale sconforto, completamente distrutte da quell’orribile giorno – commenta Diego Ferraro, responsabile della sede Giesse di Canicattì – Attendiamo ora i prossimi passi della Procura continuando comunque ad affiancare i familiari, con i nostri legali, con l’auspicio che si giunga davvero ad una condanna esemplare. Ciò che è accaduto non dovrebbe mai più succedere”.