Dal mare di Licata riemerge un pezzo di preistoria. Ha, infatti, ben 4.000 anni l’ancora a gravità che i gruppi archeologici di Licata e Sciacca, insieme alla Soprintendenza del Mare ed alla Lega Navale Italiana, hanno recuperato due giorni fa a poche centinaia di metri dalla costa. Il ritrovamento è stato effettuato in una zona di mare (molto ampia) compresa tra le contrade Poliscia e Rocca, ed agli archeologi – sommozzatori brillavano gli occhi quando hanno scoperto l’ancora appartenuta ad un’imbarcazione dell’età del bronzo. «Si tratta – è il commento di Fabio Amato, presidente del Gruppo Archeologico Finziade di Licata che ha promosso, con la supervisione della Soprintendenza del Mare diretta da Sebastiano Tusa, le ricerche – di un ritrovamento eccezionale. Certo, dovranno essere fatti ulteriori approfondimenti, ma secondo la prima datazione che abbiamo fatto l’ancora a gravità dovrebbe risalire proprio al secondo millennio avanti Cristo. In Sicilia i reperti archeologici sottomarini di questo genere ritrovati sono rari». Ma c’è di più. Nel corso della stessa spedizione i sommozzatori hanno ritrovato anche due frammenti di ancore litiche. Risalgono ad un periodo più recente rispetto a quello dell’ancora a gravità, ma sono altrettanto importanti. Tra l’altro, sempre nel mare di Licata ma in un altro sito, un’altra ancora litica era stata ritrovata dallo stesso gruppo di archeologi all’incirca un mese fa. Ora tutti i reperti si trovano in un antico chiostro di Licata che, a breve, Finziade aprirà al pubblico (non appena la catalogazione sarà terminata) per mostrare ciò che è stato scoperto. La campagna di scavi, però, non è ancora terminata. «Contiamo, finchè le condizioni del tempo ce lo consentono – conclude Fabio Amato – di eseguire dei nuovi saggi. Speriamo di avere altrettanta fortuna». Non si può escludere, chiaramente, che nei siti in cui sono state ritrovate le ancora ci siano anche i relitti delle navi cui appartenevano.(Servizio di ANGELO AUGUSTO)