AGRIGENTO. Da cameriere di pizzeria, per pagare l’affitto con i modesti rimborsi delle squadre di seconda fascia di Eccellenza pugliese, a calciatore professionista rivelazione dell’Akragas. Il tutto in pochi mesi. La parabola del terzino uruguaiano Antonio Sepe è un po’ il simbolo della sua squadra, data per retrocessa poco meno di due mesi fa e adesso sul punto di sfiorare un’impresa che sarebbe stata impensabile come la salvezza diretta.
«Ho conosciuto per caso il mio procuratore Domenico Cecere, ha visto alcuni filmati di quando giocavo in Lituania e ha detto che era impensabile che io giocassi solo nel tempo libero. Adesso all’Akragas sto bene, spero di restarci ma soprattutto spero di festeggiare insieme ai miei compagni la salvezza. Qual è stato il momento della svolta? A gennaio – risponde l’esterno sudamericano – sono andati via i giocatori più rappresentativi e tutti ci davano per retrocessi con cinque mesi di anticipo. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di dimostrare a tutti quanto valiamo».
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