AGRIGENTO. «Con la Fidelis Andria abbiamo giocato male, l'analisi è molto semplice. È andato tutto male, non cerchiamo alibi perché nel calcio bisogna ammettere le proprie responsabilità e andare avanti». Il vicepresidente dell'Akragas Peppino Tirri non fa drammi per la sconfitta della sua squadra nel giorno dello storico ritorno in città nel calcio che conta ma al tempo stesso non accampa scuse. «Dobbiamo avere l'onestà di ammettere che abbiamo giocato male e ripartire con calma e lucidità perché abbiamo fatto dieci punti in sei partite dimostrando di avere tutti i mezzi per salvarci. Sarebbe però un errore - aggiunge Tirri - dare la colpa alla stanchezza per il doppio impegno ravvicinato o per il viaggio. Anche l'Andria è arrivata in pullman, eppure ha vinto lo stesso». Il risultato e la prestazione riportano con i piedi per terra una frangia di tifoseria che un po' troppo frettolosamente dopo le tre vittorie consecutive aveva iniziato a sognare altri traguardi decisamente improbabili. «L'aria di alta classifica ci ha fatto male, - aggiunge il dirigente - anche l'emozione probabilmente ha giocato il suo ruolo. Bisogna anche essere sportivi nel riconoscere che abbiamo affrontato una squadra molto forte». Se la formazione pugliese ha dato da subito la sensazione di avere più fame di vittoria e la squadra di Nicola Legrottaglie non è entrata mai in partita è anche vero che la gara è stata decisa da un paio di episodi che non hanno sorriso ai padroni di casa. Quello forse decisivo è stato il rigore concesso all'Andria dopo appena dodici minuti per un intervento sospetto su Morra. «Onestamente - aggiunge Tirri - l'ho rivisto più volte e non ho capito se c'era. La volontarietà non c'entra nulla, bisogna vedere se sono stati Thiago e Aloi a toccare Morra o viceversa. Non mi soffermerei piuttosto su questo episodio ma sul fatto che non c'è stata una reazione. È andata male, c'è poco da dire. I ragazzi l'hanno capito subito e sono pronti a fare dimenticare questa brutta prestazione».