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Gita fuori porta: Montevago rinasce grazie all'arte

È uno dei centri colpiti dal terribile terremoto del 1968. Accoglie i visitatori con opere monumentali, ma anche i ruderi hanno un fascino unico

Le rovine della Chiesa madre di Montevago (foto Croce)

Montevago, «The town that died». La città che è morta: così intitolava la sua prima pagina un famoso quotidiano inglese all’indomani del tremendo terremoto del Belice del 15 gennaio 1968, scegliendo Montevago come la più esemplare tra le cittadine siciliane distrutte dal sisma. Oggi Montevago, ricostruita accanto alle sue dolenti rovine, piange ancora il suo passato ma guarda anche al futuro. Nel nuovo centro si viene accolti dalla monumentale scultura L’abbraccio di Lorenzo Cascio, mentre nella Piazza della Repubblica Il sole Nascente, opera di Giò Pomodoro, è accanto alla scultura L’alba della Valle del Belice, donata dall’artista emiliano Sergio Terzi (in arte Nerone) per il 50° anniversario del sisma, in cui il terremoto è raffigurato come un mostro che graffia via i paesi dal paesaggio, ma «che nulla ha potuto contro la volontà del popolo belicino che ha fatto risorgere l’alba di un nuovo giorno». Il Museo Open Air, con l’Associazione Laboratorio della Memoria, organizza visite guidate per viaggiare nella memoria tra i ruderi del vecchio centro di Montevago. “Il progetto si pone come punto focale di un lavoro di riqualificazione dell’intera area del vecchio centro di Montevago. - racconta il catalogo del Borghinfest, nato dalle Vie dei tesori - L’amministrazione comunale si è prefissa di riportare a nuova vita le architetture e i ruderi presenti nella zona, affinché possano diventare spazi di creatività e produzione artistica, finalizzati allo sviluppo sociale e turistico del territorio».

«Percorsi Visivi è uno spazio che ospiterà laboratori creativi, eventi culturali ed enogastronomici, mostre e opere di artisti contemporanei» racconta la Presidente dell’Associazione Laboratorio della Memoria Maria La Rocca. Questo museo a cielo aperto è un’iniziativa dell’associazione culturale “La Smania Addosso”, che prende nome dall’omonimo film del 1962, con un cast composto da attori di fama internazionale come Gérard Blain, Annette Stroyberg, Vittorio Gassman, Lando Buzzanca e Gino Cervi. Il regista Marcello Andrei aveva utilizzato come set cinematografico per alcune scene del film l’antico Baglio Ingoglia di Montevago, residenza del cavaliere Calogero Ingoglia che l’aveva ereditata dal padre. La costruzione era stata realizzata tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, subendo nel tempo diversi ampliamenti e ristrutturazioni. Oggi è anche la nuova sede della Strada del Vino delle Terre Sicane e tappa dell’itinerario enoturistico del belicino.

Il Baglio Ingoglia si trova vicino alle rovine della maestosa cattedrale dei Ss. Pietro e Paolo, progettata dall’architetto palermitano Emanuele Palazzotto, e inaugurata nel 1826 dal cardinale Pietro Gravina. Da questo luogo straordinario, sono riemersi il basamento e l’altare maggiore, tre altari laterali, alcuni capitelli con l’effige della chiesa, il sarcofago con la lapide del fratello del cardinale Gravina, diversi elementi architettonici, oltre ai resti del portone e della scala a chiocciola che conduceva al campanile. Diversi pregevoli quadri, tra cui una tela di presumibile scuola spagnola attribuita al maestro Esteban Murillo, che si erano miracolosamente salvati dal terremoto, sono oggi nella Matrice Nuova della Montevago ricostruita.

Anche se Montevago fu fondata da Don Rutilio Xirotta solo nel 1636, la zona era stata abitata fin da tempi molto antichi come testimoniano vari e interessanti luoghi dei dintorni, e come si apprende dall’ottimo sito del Comune. Procedendo lungo la strada per Menfi, a pochi chilometri da Montevago, si può scorgere sul fianco di un valloncello una grotta carsica che si insinua all’interno della roccia ramificandosi in cunicoli, fessure, pozzi, gallerie. È la cosiddetta Grotta dei Personaggi, in riferimento ad una leggenda relativa alla sua utilizzazione da parte di tre capi arabi nel periodo della loro conquista della Sicilia. Vi si sono state rinvenute numerose tracce di frequentazione umana. Sono prevalentemente frammenti ceramici di varie epoche, scarti di lavorazione della selce e resti ossei. Gli indizi più antichi dell’utilizzo della grotta da parte dell’uomo appartengono alla fase finale del neolitico, circa 5.000 anni fa. Nel periodo eneolitico, immediatamente successivo, la grotta fu utilizzata al contrario come sepolcreto. In questa fase nasce l’uso della tomba a grotticella artificiale con deposizione singola o plurima.

Percorrendo la S.S. 188, a due Km. dal vecchio centro abitato in direzione Partanna, si trova il sito archeologico di Contrada Caliata, scavato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento a partire dal 1988, dove è stato possibile individuare resti di un casale musulmano riferibile a tre distinte fasi.

In Contrada Mastragostino, a sud di Montevago, si trovano i resti di una villa rustica romana risalente al II sec. a.C., nata con l’esigenza di sfruttare il territorio circostante attraverso la coltivazione intensiva di cereali. La Sicilia era stata organizzata in circoscrizioni e presidi che dovevano assicurare un efficace sfruttamento delle risorse agricole per l’approvvigionamento dell’Urbe, cioè Roma. Il territorio di Montevago ben si prestava ad accogliere insediamenti rustici, in quanto le derrate potevano essere facilmente trasportate attraverso il vicino fiume Belice, navigabile fino al mare. Sepolture a forno, incavate nella roccia, piccole e grandi, si trovano nel vallone S. Nicola, non distante dal Cimitero di Montevago. Salendo il versante destro di tale vallone, che porta in contrada Luni, si notano 22 grotte che si susseguono a distanza varia, con apertura, dimensioni e forme diverse. Salendo ancora per un centinaio di metri, s’incontrano altre 15 grotte, poste in posizione più elevata.

Il territorio offre numerose altre attrattive. Le Terme Acqua Pia sono un’oasi moderna in un luogo incontaminato. Uno spazio di luce, di trasparenze, di colori cristallini, puri, morbidi. Si prova una strana sensazione a bagnarsi nelle sue acque: è come scendere la scala della storia, tuffarsi nel mito ed uscirne rinnovati. Infine il bosco del Magaggiaro, a circa 5 Km. dal centro abitato, offre un’area attrezzata dotata di tavoli, panche, servizi igienico-sanitari e fontanelle di acqua potabile. Una piazzetta, un mini parco giochi, un campo da bocce, completano i servizi dedicati al tempo libero.

Non mancano in questa specialità gastronomiche che hanno meritato importanti riconoscimenti, tra cui ricordiamo l’Oliva Nocellara e la Vastedda del Belice. L’Associazione Laboratorio della Memoria Visivi offre ottime visite guidate alle rovine di Montevago e al territorio circostante, e può essere contattata tramite Maria La Rocca (338 397 2914).

In alto le rovine della Chiesa madre di Montevago (foto Croce)

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