«Non mangio la pizza da te, se è stata preparata dai neri». Era l’inizio di novembre quando Gianluca Graci, titolare del locale «La fuazzeria» di Licata, in provincia di Agrigento, raccontava su facebook l’episodio di razzismo vissuto nel suo ristorante, ora venuto alla luce.
«Alla soglia del 2024 - ha scritto Graci in un post - devo ancora sentire certi discorsi: sai io non vengo più nella tua pizzeria perché le ultime due volte ho trovato due ragazzi di colore dietro il bancone. Oppure: Non ti dico che sono sporchi, ma già a vedere che mettono le mani negli ingredienti mi fa senso».
E Graci: «A me, voi fate senso e mi fate pure paura». Il ristoratore, nel suo lungo sfogo, ricorda i tanti messaggi dal tenore razzista che ha ricevuto nelle scorse settimane: «Sei in un paese piccolo e devi capire che piano piano potresti perdere clienti. Pure i tuoi colleghi hanno ragazzi di colore, ma li tengono in cucina e non si vedono».
«I neri sapete cosa hanno di diverso dai bianchi? Hanno visto la fame e hanno voglia di riscattarsi. Hanno voglia di imparare, di lavorare e di emergere - scrive il ristoratore -. Sono
educati e volenterosi e quando, come è giusto che sia, fai loro un contratto e uno uno stipendio adeguato, ti sono riconoscenti. A differenza dei bianchi, che vogliono sempre di più senza ricambiare e che ti fanno pure i conti in tasca, possibilmente».
Gli episodi di razzismo nel ristorante di Licata hanno fatto seguito a quello del ristorante Ginger di Agrigento, che ebbe come vittima la pluripremiata chef senegalese Mareme Cissè. Anche in quel caso alcuni clienti, scoprendo che la chef era di colore, lasciarono il locale.
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