«I beni appartenuti in vita al Beato Rosario Livatino non possono essere di privati ma devono essere di tutta la comunità». Ad affermarlo in maniera monsignor Santo Marcianò nel salutare i fedeli intervenuti alla concelebrazione conclusiva del pellegrinaggio di due giorni del P.a.s.f.a. l’associazione «Per l’Assistenza Spirituale delle Forze Armate», a Canicattì sui luoghi del giudice Rosario Livatino.
Il presule, arcivescovo ed Ordinario Militare per l’Italia, che già aveva scritto sul futuro Beato nel 2015 e partecipato ad un convegno ad Agrigento organizzato dalla Postulazione diocesana e dall’associazione «Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino» non ha avuto incertezze nell’affermarlo. «La casa e gli scritti del Beato Livatino (ereditati dalla badante dei genitori del magistrato) devono appartenere a chi in questi anni ha tutelato, divulgato ed approfondito la figura del nostro Rosario Livatino». I proprietari con i loro impegni purtroppo li mettono a disposizione quando possono previo appuntamento.
La Casa della Famiglia Livatino ed il suo contenuto sono stati vincolati dalla Regione Siciliana da alcuni anni perché di interesse storico e culturale. L’associazione «Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino» e la Postulazione diocesana hanno chiesto da tempo alla stessa Regione Siciliana e al presidente Musumeci e all’assessore Samonà di acquisire la casa di viale Regina Margherita a Canicattì. Monsignor Marcianò prima di lasciare Canicattì ha fatto visita in privato alla «Cappella Livatino Corbo» dove riposa la salma del Beato assieme ai genitori ed ai nonni paterni e materni.
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