AGRIGENTO. Un autentico groviglio umano addosso al «Santo Nero»: uomini, donne, ragazzi a sgomitare per arrivare a turno al volto della statua di San Calogero per il rituale bacio: il singolare ed unico modo degli agrigentini per ringraziare il loro santo protettore (per volontà popolare) per le grazie ricevute o per quelle da chiedere, nonché per mettere sotto la sua protezione i bambini.
Una tradizione che anche quest’anno è stata rispettata a cominciare dall’apparizione, un po’ in ritardo sull’orario previsto delle ore12, della statua di San Calogero sul sagrato del santuario: il momento tanto atteso per il lancio del pane votivo sul fercolo tra il frastuono generale, il delirio dei devoti, l’assordante suono dei tamburi e le alte note della banda musicale di San Biagio Platani. Manifestazioni che si sono succedute ad ogni sosta del fercolo durante il percorso cittadino della processione; una processione singolare, affidata alla fantasia dei portatori ai quali viene consegnata la statua di San Calogero per il giro mattutino della città
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