AGRIGENTO. Al cuore non si comanda: non sempre le vere emozioni sono ispirate dai coniugi ufficiali, così gli agrigentini tributano al loro patrono San Gerlando, santo aristocratico, solo il minimo indispensabile per non farsi troppo criticare agli occhi del mondo, preferendo concentrare tutte le loro passioni su un «altro», il santo del popolo, che illegittimamente detiene il primato dei loro sentimenti. La prima domenica di luglio è il grande giorno, ma non basterà ad appagarli, e la domenica seguente ecco il replay: identico ripeteranno l’assalto fisico al loro San Calogero, il «bel vecchio», come indica, oltre l’etimo greco del suo nome, la sua barba bianca. All’interno della chiesa i devoti portatori scalpitano, urlando scalmanati non aspettano neppure che sia finita la messa.