Un elogio delle diversità e della pluralità del nostro Paese, rappresentato da tutte le sue aree nessuna delle quali va lasciata indietro. Ma anche un messaggio, forte, sul fronte della tecnologia che «talvolta vuole monopolizzare il pensiero».
È un discorso denso quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di inaugurazione di Agrigento capitale italiana della cultura 2025. Che non può, ovviamente, prescindere da un omaggio alla sua terra, la Sicilia. Ad accoglierlo studenti festanti con le bandiere tricolore che hanno intonato cori: «Mattarella-Mattarella».
L’intervento del capo dello Stato di fronte alle cariche siciliane e al ministro della Cultura Alessandro Giuli si apre, così, con un saluto ai suoi conterranei (in particolare ai lampedusani «avanguardia della civiltà europea») e si chiude con la citazione di un personaggio simbolo di quella terra: Luigi Pirandello. Ed è proprio dall’esempio delle «maschere eterne» dello scrittore e drammaturgo che Mattarella parte per lanciare un monito contro l’omologazione sul fronte della cultura.
«Viviamo un tempo - dice il presidente della Repubblica - in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull’istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza.
La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà». L’umanesimo di cui una terra come la Sicilia è «testimone».
E lo è stata anche attraverso un grande filosofo come Empedocle. Per lui, ricorda Mattarella, «l’unità degli elementi era la scintilla della nascita di ogni cosa, la separazione invece era causa di morte». Fuoco, acqua, terra e acqua, racchiusi nel logo della Capitale della Cultura.
«Un simbolo - sottolinea il capo dello Stato - che ripropone la necessità di ricomporre, rigenerare coesione, di procedere insieme».
Lo chiede, aggiunge, il ricordo «dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre regioni del pianeta. Lo impongono le tragiche violazioni dei diritti umani che cancellano la dignità, e la stessa vita. Lo esigono le diseguaglianze crescenti. Le povertà estreme, le marginalità».
E’ la coesione sociale, del resto, uno dei temi che segna come un filo rosso l’intervento del capo dello Stato, insieme a quello della valorizzazione delle pluralità del Paese. Per Mattarella «natura, storia, cultura sono elementi del nostro patrimonio genetico. Le metropoli italiane, mete di turismo crescente, non sono i soli centri di gravità.
La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità. Nella sua bellezza molteplice». Un «tesoro da investire per il domani dei nostri figli». «Tante realtà nelle Regioni d’Italia - è il monito del capo dello Stato - detengono inestimabili risorse, numerose rischiano di deperire senza cura adeguata».
«Uno degli intenti per Agrigento, in questo 2025 - osserva il presidente della Repubblica - è quello di non essere soltanto lo spettacolare palcoscenico della Capitale della Cultura, ma di costituire sollecitazione e spinta per tante altre realtà italiane. È una sfida per accrescere le opportunità dove oggi si sono ridotte. Una voce che afferma che le periferie sono anch’esse motori di cultura e di progettualità. Questa la sfida che il nostro tempo ci presenta». Agrigento «raccoglie questo, prezioso, testimone da Pesaro, nel centro dell’Italia. Che, a sua volta, lo aveva ricevuto dal nord del nostro Paese: da Brescia e da Bergamo. Una catena, di straordinario valore. Che, anno dopo anno, evidenzia il legame fra i diversi centri italiani. L’Italia, è colma di luoghi carichi di storia, di arte, di bellezza».
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