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«La popolazione anziana di Agrigento cresce. Non l’attenzione delle istituzioni politiche», la denuncia e le proposte della UilPensionati

“La popolazione anziana ad Agrigento è passata dal 20.9 per cento del 2015 al 24 del 2024, l’indice di vecchiaia è schizzato dal 145.8 al 193.1. Questi sono numeri, dati. Meriterebbero attenzione concreta da parte delle istituzioni politiche che, invece, non c’è. Latita, innanzitutto, la voglia di ascoltare!”

Dalla UilPensionati, l’appello-denuncia dei segretari generali di Sicilia e Agrigento Claudio Barone e Giovanni Miceli che spiegano: “Ai sette Distretti sociosanitari del territorio, ai sindaci dei Comuni capofila, ribadiamo il nostro invito al confronto. Sinora, le nostre richieste di collaborazione sono cadute nel vuoto ma non abbiamo alcuna intenzione di desistere. Lo dobbiamo, innanzitutto, ai non autosufficienti perché proprio nei Distretti bisognerebbe poter parlare di attività a sostegno della persona in stato di bisogno. A meno che qualcuno non voglia accontentarsi di come il sistema funziona adesso”.

Gli esponenti della UilP aggiungono: “Noi rivendichiamo il diritto di dare voce ai più fragili, se necessario alzando anche la voce in nome e per conto loro. Sono allarmanti i dati sulle liste di attesa nella provincia di Agrigento per prestazioni ambulatoriali, ricoveri, esami diagnostici, interventi. Solo per fare un paio di esempi, occorrono almeno due mesi per una visita cardiologica mentre ne servono da nove a dieci per una risonanza magnetica o per una ecografia mammaria”. E ancora: “Le carenze di personale rendono impercettibile o quasi la rete di medicina territoriale, così come limitano fortemente l’attività giornaliera di laboratori pubblici di analisi e centri Tac costringendo all’esodo forzato verso strutture private. Con costi difficilmente sostenibili per gli anziani agrigentini, tra i più poveri di Sicilia se si considera che in questa provincia, secondo quanto riportato nel più recente bilancio sociale Inps, sono ben 92 mila le pensioni di vecchiaia, di invalidità e di reversibilità che per importo sono ben al di sotto della media regionale e nazionale. Lo spopolamento delle nostre comunità, la fuga dei giovani, acuiscono poi il disagio e la solitudine di chi resta”.

Claudio Barone e Giovanni Miceli (nella foto), che contestano la “mancanza pressoché totale di centri di aggregazione per la terza età”, ricordano infine quanto le organizzazioni di volontariato “stiano cercando di rispondere a esigenze e richieste degli anziani, come ha fatto l’associazione Ada avviando fra l’altro corsi di alfabetizzazione digitale sul territorio agrigentino”. “Ovviamente – concludono – non si può confidare sempre e solo nell’impegno, nella generosità, dell’associazionismo. Gli enti locali almeno discutano con noi di Servizio civile degli Anziani Attivi, il progetto lanciato dal leader nazionale della UilP Carmelo Barbagallo, e prendano spunto da buone pratiche amministrative quale il baratto sociale. Ovvero, tempo dedicato alla collettività (il tutoraggio scolastico, ad esempio) in cambio di contributi economici e riduzioni sulla fiscalità per servizi comunali”.

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