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L'acqua della diga Castello vietata per gli usi irrigui, protestano i sindaci dell'Agrigentino e di Palazzo Adriano

Al momento l'invaso è arrivato a contenere appena 9 milioni di metri cubi di acqua a fronte di una capienza che normalmente supera i 20 milioni

I sindaci del comprensorio irriguo di Ribera, che comprende anche i comuni di Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana, Lucca Sicula e Palazzo Adriano, incontreranno domani il segretario generale dell’Autorità di bacino del Distretto idrografico della Sicilia Leonardo Santoro. Intendono manifestargli le preoccupazioni delle loro comunità in merito all’emergenza siccità, in un territorio ad alta vocazione agricola, in riferimento soprattutto alla decisione che l’acqua contenuta negli invasi al momento sia destinata esclusivamente agli usi civici. Escluse dunque le irrigazioni nelle campagne.

Le imprese agricole della zona afferiscono tutte alla diga Castello, che al momento è arrivata a contenere appena 9 milioni di metri cubi di acqua a fronte di una capienza che normalmente supera i 20 milioni.

«Capiamo la situazione di emergenza, ma escludere completamente l’uso dell’acqua anche per scopi irrigui è una decisione incomprensibile, la nostra agricoltura è in pericolo», dice il sindaco di Bivona Milko Cinà. Per il quale «la mala politica degli ultimi vent’anni non può essere pagata dagli agricoltori e dalle loro famiglie».

Sullo stesso tema anche l’ex deputato regionale Giovanni Panepinto, ex sindaco di Bivona, per il quale «non solo non è stato fatto nulla per evitare questa emergenza, ma la notizia del divieto di irrigazione dell’acqua della diga Castello si voleva tenere nascosta, e intanto l’acqua del fiume Verdura continua a finire in mare».

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