Vent’anni di ricorsi per vedersi riconosciuto il ruolo di dirigente alla Regione Siciliana. I giudici del Consiglio di giustizia amministrativa (presidente Fabio Taormina) hanno accolto il ricorso dell’agrigentina Valentina Cammineci, che avendo vinto il concorso per 70 posti di dirigente tecnico archeologo era stata nominata funzionario di categoria D con trattamento economico di settimo livello e non di ottavo. La battaglia legale è cominciata nel 2005, assistita dall’avvocato Girolamo Rubino e Calogero Marino per avere riconosciuto il ruolo e il trattamento economico tra i dirigenti di terza fascia. Sulla vicenda è stata aperta anche una questione di legittimità con tanto di pronuncia della Corte costituzionale. A febbraio di quest’anno i giudici della Consulta hanno dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo. 9, comma 5, del decreto legislativo 373/2003 (norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana), per contrasto con gli articoli 3, (principio di uguaglianza) e 24 (diritto di difesa), della Costituzione. Il presidente della Regione nel ricorso straordinario non può discostarsi dal parere del Cga. A seguito della sentenza della Consulta, il ricorso dell’impiegata regionale è stato accolto dai giudici e alla luce della decisione dovrà essere inquadrata quale dirigente nei ruoli dell’amministrazione regionale.