Giorgia Meloni oggi (17 settembre) mostrerà da vicino a Ursula von der Leyen la drammatica situazione di Lampedusa. La presidente della Commissione Ue ha accolto a stretto giro l’invito della premier, accompagnato dalla denuncia di una «pressione migratoria insostenibile per l’Italia» e dalla richiesta di una missione europea. Per Palazzo Chigi è un’emergenza, e questo è stato il tema anche di una telefonata fra Meloni ed Emmanuel Macron. «Hanno discusso dell’azione congiunta che potrebbe essere svolta nel Mediterraneo centrale - spiegano dall’Eliseo -, della prevenzione delle partenze con i Paesi di origine e di transito e, infine, degli sviluppi da dare a livello europeo del quadro del Patto sulla Migrazione per rispondere ai flussi migratori irregolari su lungo periodo».
Macron «ha ribadito che la Francia è solidale con l’Italia di fronte alla sfida migratoria che investe l’isola di Lampedusa», e nel colloquio è stato deciso di «affrontare la sfida con umanità e di rafforzare la cooperazione a livello europeo». È la promessa di collaborazione che fin qui Roma lamenta di non aver avuto da Parigi, non solo nella gestione dei flussi alle frontiere ma anche nella strategia diplomatica con Tunisi. «È molto interessante l’apertura della Francia, che sposa la nostra linea», si ragiona in ambienti di Palazzo Chigi, dove si osserva invece una reazione più fredda da parte della Germania. Il principio della difesa dei confini esterni è previsto nel Patto su migrazione e asilo, ma ora il governo italiano aspetta di capire come si concretizzeranno le promesse di aiuto dei partner. Intanto, in chiave dissuasiva, è stata tradotta e rilanciata dalle ambasciate d’Italia in Africa e nel mondo arabo la parte del videomessaggio in cui Meloni invitava a non intraprendere le traversate del Mediterraneo, per la pericolosità e perché per gli irregolari saranno «trattenuti e rimpatriati».
Fra le accuse di populismo delle opposizioni, con Elly Schlein che la rimprovera di aver «preso in giro il Paese», Meloni punterà sul tema migranti anche nel suo discorso all’assemblea generale dell’Onu a inizio settimana. E al prossimo Consiglio Ue di ottobre formalizzerà la richiesta di una nuova operazione militare di sicurezza marittima, come fu Sophia, nata nel 2015 ma naufragata prima della terza e decisiva fase. D’altronde, quella, ha sempre spiegato la premier, era la dimensione del blocco navale su cui ha puntato in campagna elettorale.
Un’altra telefonata, dicono fonti di maggioranza, ci sarebbe stata fra Meloni e Salvini, un colloquio chiarificatore dopo le tensioni per le critiche leghiste alla strategia della leader di FdI. La visita di Meloni e von der Leyen sull’isola siciliana avverrà nella giornata clou dell’annuale raduno della Lega a Pontida. «Giorgia sta facendo miracoli», ha detto il vicepremier.
Invitando von der Leyen a Lampedusa, Meloni punta a sollecitare un aiuto europeo, come fece a maggio dopo l’alluvione in Emilia Romagna. La priorità è «accelerare immediatamente la concretizzazione dell’accordo con la Tunisia trasferendo le risorse concordate». In parallelo, in Italia, negli uffici del Viminale e degli altri ministri interessati entrava nel vivo il lavoro per trasformare in provvedimento le «misure straordinarie» annunciate dalla presidente del Consiglio. Anziché in un decreto ad hoc, a Palazzo Chigi hanno deciso di inserirle in un emendamento al cosiddetto decreto Caivano, appena assegnato al Senato, quello con «misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale». Un decreto sarebbe entrato in vigore prima, una volta pubblicato in Gazzetta ufficiale dopo la firma del capo dello Stato Sergio Mattarella. In genere per l’iter parlamentare di un decreto possono servire un paio di mesi. Nel frattempo a New York, al vertice sugli Sdg all’Onu, il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino ha lanciato il suo appello alla collaborazione, affinché la sua isola «non diventi la Ellis Island europea».
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