L'agricoltura di Ribera in ginocchio. A causa delle alte temperature degli ultimi giorni, gli alberi da frutto sono secchi e presentano foglie bruciate dal sole. Una situazione allarmante per un territorio nel quale l'agricoltura rappresenta una risorsa primaria, essendo il settore trainante dell’economia riberese. Nel corso degli anni sono state operate profonde trasformazioni che hanno permesso di far diventare fertili terreni un tempo incolti e scarsamente produttivi, grazie alla disponibilità di acque irrigue. Ma adesso, con il cambiamento climatico, l'assenza prolungata di piogge e soprattutto a causa delle alte temperature degli ultimi giorni con valori particolarmente elevati che hanno superato i 40°C, fino a raggiugere picchi di 45°C, le coltivazioni di arance, frutta, olive e ortaggi sono messi a dura prova.
A lanciare l'allarme è il sindaco Matteo Ruvolo che dichiara come i danni, secondo le prime stime in suo possesso, siano superiori al 50%. Un vero colpo per tutta l'economia di Ribera le cui arance dop, nel campo della produzione, sono il fiore all’occhiello dell’agricoltura.
Il caldo persistente e le temperature elevate hanno compromesso "in maniera irreversibile la produzione agricola del territorio riberese con danni quantificabili, secondo una prima valutazione, superiori al 50%", dichiara il primo cittadino.
Per questo Ruvolo aveva inviato all’assessorato dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea e all’Ispettorato provinciale dell’agricoltura "una richiesta affinché vengano poste in essere, con estrema urgenza, le procedure per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per le eccezionali ondate di calore intense e persistenti verificatesi nel periodo dell’estate 2023 al fine di consentire agli aventi diritto l’accesso agli aiuti economici previsti dalla legge". Una missiva che è arrivata quasi contestualmente a quella del governo Schifani che aveva richiesto a Roma il riconoscimento dello stato di emergenza per gli incendi e l’eccezionale ondata di calore in Sicilia.
Oltre a queste temperature elevate, a preoccupare i produttori, non solo a Ribera, ma in altri sei Comuni tra Palermo e Agrigento, è anche la mancanza d'acqua irrigua. La scorsa settimana, si è tenuto a Palermo, presso l’Autorità di Bacino, un vertice per affrontare il grave problema dei sette Comuni che attingono acqua dal fiume Sosio – Verdura per irrigare i campi nei quali si producono l’arancia Dop di Ribera, frutteti, oliveti Dop Val di Mazzara e vigneti. I Comuni interessati sono Villafranca Sicula, Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Chiusa Sclafani, Lucca Sicula e Ribera.
All’incontro, insieme agli amministratori dei Comuni, hanno partecipato i rappresentanti dell’Autorità di Bacino e quelli dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, riuniti anche per pianificare gli interventi possibili per risolvere le problematiche relative al rilascio di acqua dall'invaso del lago di Prizzi per usi irrigui. Per quanto riguarda il Lago di Prizzi i tecnici del dipartimento dell’agricoltura ha proposto alcune azioni: un piano di razionalizzazione della risorsa idrica per ripartire in maniera adeguata i volumi idrici tra il Consorzio di Bonifica di Agrigento e gli attingimenti direttamente sull’alveo del Sosio, migliorare i sistemi irrigui, maggiore controllo di polizia idraulica contro gli attingimenti abusivi, pensando già fin da adesso nel lungo periodo a un ampliamento dell’area servita per consolidare e dare ulteriore impulso allo sviluppo agricolo del territorio.
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