«Durante quella stagione Dio ci stava parlando. Lampedusa in passato è rimasta fuori dalla storia, negli ultimi decenni però la storia l’ha attraversata e l'ha compresa e quei fatti certamente vanno riletti alla luce del Vangelo. Si è trattato del segni dei tempi attraverso cui Dio parla a tutti». Ad intervenire, durante il forum «Il Mediterraneo senza frontiere: riconoscersi fratelli tutti" inserito nel primo meeting francescano che si sta svolgendo a Favara è don Stefano Nastasi, già parroco di Lampedusa.
Don Stefano ha ricordato il naufragio del 3 ottobre del 2013 a Lampedusa: «Erano gli ultimi giorni sull'Isola per me. Io sono originario di Montevago che è stato squarciato dal terremoto del Belice nel 1968. Avevo visto solo dalle immagini di repertorio quanto era accaduto in quella data. La mattina del 3 ottobre ho capito cosa significa un terremoto, perché è come un sisma quello che è avvenuto. Ricordo quel giorno, i pianti dei militari e le storie complesse, tristi e inzuppate di umanità. La comunità non aveva mai vissuto una tragedia simile perché in genere i morti venivano recuperati a largo, ma stavolta i morti vennero raccolti alle porte di Lampedusa».
«La cosa anomala - ha evidenziato - è che nei cimiteri dell’isola sono ospitate molte salme dei naufragio, ma di quello del 3 ottobre non c'è traccia».
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