CANICATTI'. «Non si può insignire di un’onorificenza al merito per eroismo una vittima per la quale ancora non è stata chiarita la dinamica e soprattutto il reale contesto da cui è scaturito il litigio e quindi il mortale ferimento». È questo in sintesi il punto di vista del collegio difensivo di Daniele Lodato, l'operaio reo confesso dell'omicidio del giovane Marco Vinci, che adesso minaccia querele e dissente in toto con il sindaco di Canicattì Ettore Di Ventura e la sua giunta che ha appena adottato la delibera di «Adesione alla proposta di conferimento ricompensa al merito civile» alla vittima. Con una comunicazione l'avvocato Luisa Di Fede, che assiste l'indagato, Daniele Lodato di Canicattì, sostiene di aver manifestato al sindaco «l'inopportunità della deliberazione adottata dalla giunta, che è composta anche da due avvocati, con la quale si decide -dice ancora il difensore di Daniele Lodato- di sostenere una proposta che non tiene conto che ancora la ricostruzione dei fatti non sia stata acclarata né che le indagini preliminari siano in corso e coperte da segreto istruttorio né tanto meno che non ci sia stata una pur minima sentenza o determinazione».