LAMPEDUSA. «Vorrei dire grazie a Giusi Nicolini. In questi anni lei è stata un punto di riferimento per molti in Italia e in Europa, impegnata in una difficile sfida culturale: far capire che i valori non si barattano con la paura. Ieri Giusi ha perso a Lampedusa, succede. In politica si può vincere, si può perdere. Ma la qualità dei rapporti umani - se autentici - non viene mai meno. Grazie Giusi per la tua testimonianza di questi anni. Lavoreremo ancora nel PD, avanti, insieme». Lo scrive il segretario del Pd, Matteo Renzi, nella sua e-news. «Mi sono ricandidata perché ci tenevo a completare il lavoro avviato in questi cinque anni, per raggiungere traguardi importanti e cambiamenti rilevanti nelle nostre isole. Non è stato possibile. E sono convinta che non siano state le posizioni in tema d’accoglienza che hanno prodotto questo risultato». Lo dice Giusi Nicolini, ormai ex sindaco di Lampedusa e Linosa, spodestata dal candidato, in passato sindaco delle Pelagie, Totò Martello. «In questi anni, in materia di immigrazione, ho solo raccontato il ruolo di Lampedusa - spiega -. Abbiamo sconfitto l'emergenza immigrazione e siamo riusciti a dare spazio al turismo. Le ragioni della mia sconfitta vanno ricercate altrove: sul futuro delle isole, sull'uso del territorio, sull'espansione edilizia e la lotta alla corruzione. Stavamo facendo un grande lavoro. Non è stato apprezzato». Il leitmotiv della campagna elettorale è stato uno soltanto: i premi e i riconoscimenti che Giusi Nicolini ha raccolto durante il suo mandato. «Mi hanno attaccato tutti per questo, ma ho solo portato il nome di Lampedusa nel mondo - spiega -. Non ho fatto alcuna carriera politica, ho rifiutato la candidatura alle europee nell’aprile del 2014. La volontà di ricandidarmi a sindaco dimostra il contrario. Papa Francesco è venuto a Lampedusa per Lampedusa, non per il sindaco; il presidente della Repubblica perché sono stata brava a organizzare l’inaugurazione del museo». «Se avessi voluto utilizzare la mia visibilità in termini personali - conclude - non mi sarei neppure ricandidata a sindaco, avrei perseguito la carriera politica e non avrei nemmeno subito l’umiliazione della sconfitta. Ho lavorato, in questi anni soltanto per il bene delle isole e non certamente per me».