AGRIGENTO. La campagna elettorale è finita ma è tempo di verifica. Inizia Forza Italia, che su Silvio Alessi aveva riposto ogni speranza per aumentare il consenso degli elettori, anche attraverso la sua “costola” politica, il movimento “Patto per il territorio”. Adesso, a tre settimane dalla vittoria a primo turno di Lillo Firetto, sindaco di Agrigento, iniziano a venire fuori le prime crepe e c’è chi addirittura si spinge a chiedere un “rilancio generazionale” all’interno dello schieramento azzurro.
«È necessario non mollare l’obiettivo del rilancio generazionale del partito, all’insegna del movimentismo e contro ogni forma di nepotismo o di posizioni di rendita risalenti nel tempo - afferma la coordinatrice provinciale di Forza Italia Giovani, Lilly Di Nolfo, già candidata al Consiglio comunale. Sono stata da sempre convinta sostenitrice della necessità di aggregare a Forza Italia forze sempre più giovani e intraprendenti, capaci di esprimere nel concreto l’entusiasmo e la buona volontà che sono presenti nell’ età giovanile, traducendo ciò nell’ impegno politico nel partito e a favore, quindi, della rivitalizzazione di Forza Italia. Ritengo dunque che in provincia di Agrigento, così come in ogni altra provincia della Sicilia, il rilancio di Forza Italia, galvanizzata dai recenti ballottaggi, non possa prescindere da un radicale ricambio generazionale che però non sia frutto di mero nepotismo, quasi di carattere ereditario, ma che sia invece originato da uno slancio sociale spontaneo e quindi autentico. Allo stesso modo ritengo che coloro che hanno già speso per tanti anni il proprio impegno politico, ricoprendo anche cariche istituzionali di massimo livello, comprendano che il rilancio generazionale e sostanziale di Forza Italia potrà avvenire solo a condizione di un loro democratico e generoso passo indietro».
La nota di Lilly Di Nolfo, arriva subito dopo una dichiarazione diffusa dall’ex parlamentare europeo, Salvatore Iacolino, che si scaglia contro il presidente della Regione, Rosario Crocetta, accusandolo di essere incapace di “spendere i fondi strutturali dell'Unione europea, a cominciare da quelli utilizzabili pari a 104 milioni di euro e per oltre metà ancora nel cassetto, per fronteggiare frane e smottamenti.
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