RIBERA. I sindaci ”non ribelli”, quelli cioè che hanno consegnato gli impianti idrici delle loro città all’Ato idrico, che ha poi affidato il sevizio alla ”Girgenti acque” a differenza dei ”sindaci ribelli” che hanno deciso, imnvece, di non consegnarli, si sono ritrovati nella sala dei sindaci del Palazzo di città su convocazione del primo cittadino riberese Carmelo Pace per affrontare il nodo delle ”bollette salate” e della gestione in genere del servizio idrico. All’incontro hanno preso parte quasi tutti e ventisette i primni cittadini o loro rappresentanti dei comuni che hanno consegnato gli impianti e che fanno parte dell’Ato idrico di Agrigento, attualmente tra l’altro commissariato. All’appello non c’erano alcuni dei comui attualmente in condizione di commissariamento, come Licata, Raffadali ed Agrigento. L’incontro di ieri mattina doveva già essere tenuto lo scorso ventinove dicembre, dopo quello del sedici dicembre scorso nel corso del quale il problema è stato affrontato nei suoi vari aspetti. A fine anno, però, molti sindaci erano impegnati e l’incontro è stato rinviato così a ieri mattina. I presenti hanno ancora una volta esaminato il parere emesso da un legale ragusano, l’avvocato Salvatore Mazza, il quale ha segnato una strada precisa per le sorti dell’Ato idrico agrigentino: questo ente, formato da sindaci, non doveva essere costituito e non poteva essere operativo, anche se a dire il vero, ha operato per diversi mesi facendo anche delle scelte su tariffe e altro, nel presupposto che il legislatore intendeva dire che tutti e quarantatrè i comuni facenti parte della provincia agrigentina, avrebbero dovuto essere presenti cedendo gli impianti come hanno fatto i ventisette sindaci. ALTRE NOTIZIE NEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA