RIBERA. Il loro obiettivo è quello di far sì che l’Ambito territoriale ottimale (ATO) idrico venga sciolto dal momento che di esso non fanno parte, come era nelle previsioni e nelle intenzioni del legislatore, tutti e quarantadue i comuni della provincia agrigentina: dell’Ato idrico, infatti, fanno parte solo 27 comuni, che hanno ceduto i loro impianti. Per questo i sindaci che fanno parte dell’Ato si sono riuniti ancora una volta, stavolta nella ”città delle arance”, per vedere quali iniziative portare a termine per raggiungere questo obiettivo, necessario da centrare anche alla luce del fatto che - dicono in coro i sindaci dei comuni inseriti nell’Ato idrico agrigentino - i comuni che hanno ceduto gli impienti debbono sopportare anche i costi gravosi di gestione che avrebbero dovuto gravare anche sui restanti comuni. Ieri all’appello che è stato nei giorni scorsi lanciato dal sindaco di Ribera Carmelo Pace, che ha promosso una conferenza stampa allargata ai sindaci interessati, hanno risposto in quattordici primi cittadini che si sono riuniti nella ”sala dei sindaci” del Municipio per valutare in particolare un parere pro veritate che è stato richiesto da alcune amministrazioni comunali, e tra queste anche quella di Ribera, sulla legittimità dell’esistenza dell’Ato idrico. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA OGGI