È la tassa di soggiorno, il nuovo argomento che sta infervorando il dibattito politico dei consiglieri agrigentini. Dopo lo scontro consumatosi nei gorni scorsi nell’aula Sollano, sono adesso gli esponenti azzurri, Puleri, Spinnato, Gramaglia, Civiltà, Saeva, Urso, Galante e Vita a far sapere come la pensano. «L’ennesimo balzello, anche se imposto non agli agrigentini - sostengono - provocherebbe solo un danno agli operatori turistici e alberghieri, già soffocati dalla congiuntura negativa, dall' imposizione fiscale e dal degrado strutturale che incombe senza rimedio ad Agrigento. La tassa per il soggiorno ad Agrigento produrrebbe un effetto deterrente al soggiorno ad Agrigento, favorendo e alimentando ancora di più il turismo cosiddetto "mordi e fuggi", ossia le visite lampo alla Valle dei Templi e poi il rientro fuori da Agrigento. Ecco perché nella città dei Templi, in mancanza di ogni genere di servizio al turista, dai trasporti all' igiene pubblica e altro ancora, riteniamo del tutto fuori luogo l'imposizione di una tassa, il cui ricavato, peraltro, non è vincolato verso degli obiettivi che ne potrebbero giustificare il pagamento». Secondo il consigliere Giuseppe Di Rosa, la tassa è assolutamente impugnabile. «Quella che è stata proposta al Consiglio comunale - dice - non era una imposta di soggiorno, ma l'ennesima tassa inutile e dannosa per la collettività finalizzata solo a rattoppare il bilancio comunale e a creare opportunità per il futuro di finanziare feste e festini magari organizzati da consiglieri o gente vicina al deputato di turno. Mancava la concertazione con le associazioni di categoria, mancava l'individuazione delle finalità della imposta stessa, mancava ancora una volta come spesso accade ogni forma di programmazione e progettazione. A chi oggi vorrebbe far passare il concetto che il Consiglio comunale era contrario per finalità personali rispondo che l'approvazione dell'imposta era per qualcuno occasione di rivincite personali e politiche che nulla dovrebbero avere a che fare con una buona gestione amministrativa. Quella gestione amministrativa che manca ad Agrigento da decenni e che ha permesso ai sindaci e adesso al commissario di impinguare con i soldi del parco archeologico le associazioni di "amici" che non hanno prodotto con le loro manifestazioni nessun ritorno turistico al territorio ma che hanno avuto il solo scopo di alimentare clientelismo e far proliferare il voto di scambio».