Il 25 novembre il progetto «Cineforum» ha visto gli studenti del triennio del classico Fazello spettatori del nuovo film di Margherita Ferri «Il ragazzo dai pantaloni rosa», grazie all’iniziativa dei rappresentanti d’istituto, accolta con entusiasmo dalla dirigenza. Una proiezione profonda, ricca di significato, la quale ha suscitato nella psiche dei ragazzi diverse emozioni: dall’angoscia alla rabbia, dalla tenerezza al disprezzo. La trama è tratta dalla vera storia di Andrea Spezzacatena, un ragazzo che, a 15 anni, il 20 novembre del 2012 si tolse la vita, poiché vittima di bullismo e cyberbullismo omofobo. Era dalla scuola secondaria di primo grado che il giovane Andrea si trovava a fronteggiare una situazione che si sarebbe aggravata con la sua crescita, per avere il culmine nel suicidio del ragazzo nella sua casa a Roma. Il film mostra la climax della vicenda, dagli albori al punto di non ritorno, mostrando, dal punto di vista di una vittima di bullismo, il fenomeno a cui sono soggetti diversi studenti in tutte le scuole del mondo; di fatti secondo l’Istat circa un adolescente su 2 subisce, o ha subito, forme di violenza fisiche o verbali, da parte dei suoi stessi compagni. Tuttavia, attraverso il film della Ferri, allo spettatore non viene solo offerta la prospettiva della vittima, ma anche quella di un genitore che, dinnanzi ad una situazione del genere, in assenza di dialoghi sull’argomento, si trova ad avere un ruolo minimale e limitato. Teresa Manes, madre di Andrea, interpretata nel film dalla pluripremiata attrice Claudia Pandolfi, testimonia il forte legame col figlio, il quale, probabilmente per il carattere altruista, non le avrebbe detto le cause del suo dolore, per non renderla infelice. Di conseguenza il film ha toccato le note dell’emotività anche dei più grandi, immedesimati o rivisti nelle corde di un genitore di una vittima di bullismo. Punto cardine del film è, di fatti, un argomento di frequente trattazione a scuola: il bullismo che sfocia nel cyberbullismo. La pellicola esplora i temi dell’identità personale, della pressione sociale, ma soprattutto del bullismo e del cyberbullismo, invitando a riflettere sulla necessità di lottare contro i pregiudizi e contro gli stereotipi di genere, sull’importanza di accettare le diversità e sul potere dei piccoli gesti di produrre il cambiamento. È una critica sottile ma efficace alla società, talvolta fortemente conservatrice, che ancora oggi non solo fatica ad accettare coloro che escono fuori dagli schemi, ma finisce anche per schiacciare crudelmente gli stessi. «Il ragazzo dai pantaloni rosa» è un film delicato e toccante, che riesce a trattare tematiche complesse con sensibilità e autenticità. Il suo messaggio, trasmesso in modo chiaro ed immediato, ha segnato indelebilmente il cuore di ciascuno di noi, spronandoci ad affermare con forza la nostra unicità. Gli alunni del liceo classico, arrivati nella sala proiezioni col sorriso sul volto, seppur coscienti di ciò di cui avrebbero preso visione, a film concluso mostravano il forte impatto psicologico cui si erano imbattuti. Scrive Teresa Manes per il suo figlio minore: «Che il sacrificio di uno, valga il riscatto dell’altro», lasciando a ognuno l’invito a prendere le mosse anche dal contesto più spiacevole, affinché ogni vittima di bullismo possa riscattare dal dolore della morte di Andrea. Eleonora Ciulla IV D Sharon Albino V D Fazello Sciacca