Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Il «no alla mafia» dei ragazzi di Sciacca

Il 22 ottobre noi alunni delle classi II D AFM e II E TL abbiamo avuto la possibilità di partecipare ad un’uscita didattica a Capaci. Sapevamo già cosa avremmo visitato perchè i docenti che ci hanno accompagnato ci avevano precedentemente informato, ma mai ci saremmo aspettati di trascorrere una giornata così intensa e carica di emozioni. Arrivati a Capaci, la prima tappa è stata la visita al MuST23, il Museo Stazione 23 maggio. Ad accoglierci abbiamo trovato Dario Riccobono che si occupa della gestione del Museo insieme ad altri volontari.

Ci è stato spiegato che quel posto è nato con l’obiettivo di riqualificare un’area, la vecchia stazione ferroviaria del paese, ormai in disuso, per renderla uno spazio di fruizione culturale permanente. Quindi siamo stati divisi in gruppi e lì abbiamo vissuto dei momenti forti, prima, infatti, abbiamo ascoltato la storia di alcuni momenti di vita di Giovanni Falcone e, poi, abbiamo indossato dei visori che ci hanno fatto rivivere il tragico evento del ’92, catapultandoci letteralmente sul luogo della strage negli attimi successivi all’esplosione. Sembrava tutto reale. Abbiamo virtualmente interagito anche con degli oggetti che ci hanno raccontato alcuni particolari di quel 23 maggio 1992.

È stato molto triste vedere tutte quelle macchine distrutte, l’immensa voragine creatasi sull’autostrada e gli alberi sradicati. Finita l’attività al Museo, dove abbiamo anche visitato la libreria Feltrinelli più piccola d’Italia, ci siamo spostati per visitare la Casina No mafia. Dario ci ha spiegato come quel luogo, scelto dai mafiosi per azionare il telecomando e far saltare in aria un pezzo di autostrada, sia diventato negli anni simbolo e meta di pellegrinaggio da parte di studenti che ogni anno arrivano lì e lasciano dei fazzoletti con dei messaggi scritti. Da lì il panorama è stupendo e anche l’autostrada.

Immersi nel silenzio, nell’aria abbiamo percepito tutto il dolore causato quel giorno e ci siamo chiesti come sia potuto succedere che alcuni uomini prepotenti abbiano deciso chi dovesse morire quel giorno. Dopo aver visto dall’alto il punto esatto dell’esplosione, ci siamo spostati, a pochi passi da lì, sotto l’autostrada, nel Giardino della Memoria Quarto Savona Quindici.

Ad attenderci c’era il fotografo Antonio Vassallo, tra i primi ad arrivare sul luogo della strage quel pomeriggio e a scattare foto. Con grande rammarico, ci ha raccontato che di quelle sue foto scattate negli istanti successivi all'esplosione non si sa nulla perché, purtroppo, fu costretto nella stessa giornata a dare il rullino a due uomini che dissero di appartenere alle forze dell’ordine che, però, non si sa cosa ne fecero.

Tag:

Caricamento commenti

Commenta la notizia