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Poca acqua negli invasi, impossibili nuove irrigazioni a Ribera

I volumi d’acqua ad oggi disponibili non sono sufficienti per potere garantire una nuova irrigazione di soccorso, quella formalmente richiesta nei giorni scorsi da sindaci e produttori agricoli dei 12 comuni del comprensorio irriguo di Ribera, zona vocata alla coltivazione di arance e pesche dove, dallo scorso anno, le imprese sono alle prese con le conseguenze della siccità. A rischio anche la sopravvivenza degli allevamenti delle aziende zootecniche.

Il responsabile della cabina di regia per l’emergenza idrica della Regione, Salvo Cocina, ha comunicato agli interessati che la risorsa idrica tuttora disponibile basta a malapena per garantire l’uso potabile fino a gennaio, e che un eventuale uso dell’acqua per irrigare le campagne comporterebbe il rischio di non arrivare a novembre con i volumi necessari per i consumi civili.
L’area agricola interessata è quella compresa tra i fiumi Sosio, Verdura, Magazzolo e Gorgo di Montallegro. I comuni interessati, oltre a Ribera, sono anche quelli di Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Lucca Sicula e Villafranca Sicula.

L’acqua per irrigare viene normalmente attinta dalle dighe Castello, Fana, Gammauta e Raia di Prizzi. Prima dell’estate la Regione aveva autorizzato due irrigazioni, ma adesso si è vista costretta a bloccare l’uso dell’acqua per usi che non siano specificamente quelli domestici.

Protestano le aziende agricole dell’area . «Il tempo stringe, le temperature sono ancora molto elevate, serve subito l’acqua per salvare coltivazioni e reddito», dice Leonardo D’Angelo, a capo dell’associazione Liberi Agricoltori. «Stiamo attraversando una crisi senza precedenti», aggiunge. L’associazione ha convocato per venerdì sera un’assemblea dei produttori agricoli interessati dalla crisi idrica, alla quale sono stati invitati organizzazioni di categoria, sindaci e deputati regionali eletti in provincia di Agrigento.

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