Pronunciandosi e respingendo il ricorso d’appello del comune di Agrigento, il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana (Cga), sezione giurisdizionale del Consiglio di Stato, ha stabilito la piena legittimità del «permesso di costruire convenzionato» per superare l’immobilismo burocratico spesso legato alla mancata adozione di piani attuativi. Al centro della controversia c’era la richiesta di permesso a costruire di un cittadino, che si è rivolto agli avvocati Girolamo Rubino e Vincenzo Airò, che intendeva realizzare una media struttura di vendita ad Agrigento. Il Comune aveva negato l’autorizzazione motivando il diniego con la mancata adozione della prescrizione esecutiva, uno strumento urbanistico attuativo che, di fatto, non era mai stato né redatto né approvato dall’amministrazione comunale. La sentenza del Cga, scritta dal consigliere Sebastiano Di Betta sotto la presidenza di Ermanno de Francisco, ha ribaltato questa impostazione, riconoscendo la necessità di superare l’inerzia amministrativa. I giudici hanno stabilito che l’area in questione, sebbene formalmente priva di un piano esecutivo, si presentava in realtà come un «territorio urbano consolidato e strutturato», dotato delle infrastrutture primarie. In un contesto del genere, la pretesa dell’amministrazione di un piano attuativo mai realizzato e di fatto abbandonato è stata giudicata irragionevole e lesiva del diritto del privato. La pronuncia valorizza l’articolo 20 della legge regionale siciliana 16 del 2016, che disciplina il permesso di costruire convenzionato. Questo strumento, che riprende l’articolo 28-bis del testo unico dell’edilizia, si configura come una soluzione agile per superare l’inerzia delle amministrazioni locali nella predisposizione degli strumenti urbanistici esecutivi, promuovendo una modalità semplificata e flessibile di attuazione della pianificazione urbanistica.