La Regione vuole indietro 30 mila euro di compensi versati a un esperto del Pnrr: il tribunale di Palermo sospende l'ingiunzione di pagamento
Il tribunale di Palermo ha sospeso un’ingiunzione di pagamento emessa dalla Regione Siciliana a carico di un professore universitario oggi in pensione, originario di Casteltermini. G.P, già docente ordinario di Architettura tecnica e Composizione architettonica urbana presso le facoltà di Ingegneria e di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo, ha partecipato quale libero professionista ad una procedura selettiva indetta dal Dipartimento nazionale della funzione pubblica e finalizzata al conferimento di incarichi di collaborazione professionale «per il supporto alle amministrazioni territoriali nella gestione dei procedimenti amministrativi complessi, con particolare riferimento a quelli connessi all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza». L'architetto era già in pensione dall'Università e svolgeva solo la libera attività professionale. Superate le varie prove della procedura selettiva, G.P. ha stipulato con la Regione un contratto di lavoro autonomo svolgendo, nella qualità di esperto, attività di supporto e consulenza per il rafforzamento della capacità amministrativa degli enti del territorio regionale coinvolti negli interventi di semplificazione dei procedimenti nell’ambito degli appalti per la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale siciliano. Completate le attività progettuali e raggiunti gli obiettivi prefissati, la Regione ha disposto con un provvedimento del 2 agosto 2023 la risoluzione del contratto di lavoro del docente in pensione, perché G.P. sarebbe stato privo di un requisito indispensabile per la partecipazione alla procedura selettiva, ovvero «non essere in quiescenza». L’amministrazione regionale ha inoltre chiesto al professore la restituzione degli onorari già liquidati, pari a circa 29 mila euro, oltre agli interessi. G. P. ha risposto conferendo un mandato difensivo agli avvocati Girolamo Rubino e Rosario De Marco Capizzi, che hanno contestato, innanzi al tribunale di Palermo, sezione lavoro, l’illegittimità della risoluzione contrattuale e della conseguente richiesta di restituzione degli onorari. l’amministrazione regionale, tuttavia, ha ingiunto al professore il pagamento dell’importo di euro 29.435 euro (oltre agli interessi per euro 1.742 euro), dichiarando la titolarità di un credito certo, liquido ed esigibile. Così, G. P. ha conferito un nuovo mandato difensivo agli stesi legali, che hanno proposto opposizione contro l’ingiunzione di pagamento della Regione, chiedendone in via cautelare la sospensione degli effetti. In particolar modo, i due difensori hanno evidenziato come il presunto credito vantato dalla Regione fosse del tutto privo dei requisiti di certezza, liquidità ed esigibilità, che legittimano il ricorso all’ingiunzione di pagamento. In data antecedente alla adozione dell’ingiunzione di pagamento, G. P. aveva promosso innanzi al tribunale di Palermo un giudizio, nel quale, è stata contestata la fondatezza della pretesa creditoria della Regione. I legali hanno evidenziato come la pendenza di un contenzioso tra le parti, avente ad oggetto tale presunto credito, non consentisse alla Regione di avviare procedure di tipo esecutivo. «In totale adesione alle tesi difensive degli avvocati Girolamo Rubino, Daniele Piazza e Rosario De Marco Capizzi - si legge in una nota dello stesso Rubino - il tribunale di Palermo, con ordinanza, ha sospeso l’efficacia dell’ingiunzione di pagamento in ragione, appunto, “dell’attuale pendenza del processo instaurato innanzi al giudice del lavoro”». Pertanto, conclude lo studio legale, per effetto del pronunciamento cautelare del tribunale di Palermo, il professore non dovrà pagare per il momento l’importo superiore a 30.000 euro a titolo di restituzione onorari e di interessi maturati.