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Coronavirus, dai pasticceri ai ristoratori: "Aiuti più concreti"

Il decreto del Governo non soddisfa tutti. Di solito in questo periodo iniziavano ad ingranare ristoranti, bar, hotel. Era questo lo start della stagione e ad Agrigento si sa si vive di stagionalità. Esempio emblematico è quello di Calogero Sajeva, titolare dell'omonima pasticceria.

Dopo il crollo del palazzo si trova ad affrontare una nuova chiusura. Questa volta il semaforo rosso arriva dall'emergenza coronavirus. Una vera iattura, proprio adesso che aveva riaperto e cominciato ad ingranare. Ma il decreto varato dal Governo Conte non risolve certo i suoi problemi.

«Mi auguro facciano qualcosa di più concreto altrimenti tutti scoppiamo. Io vengo fuori da una situazione difficile. Pasqua per noi era un periodo vitale per riprenderci e a maggio ci sono altre scadenze. In questo modo significherebbe riaprire e trovarsi davanti le tasse. È vero, c'è una rateizzazione a 5 mesi, ma se non si pagano i contributi per un lavoro che non hai fatto, ti iscrivono a libro nero. Così non si aiutano gli artigiani e nemmeno le piccole imprese. È positivo per chi ha dipendenti, bene mettere i lavoratori in cassa integrazione. Bonus di 500 euro? E che ci faccio? Ogni bolletta che arriva supera questa somma. Sono misure palliative per non dire inutili. Spero che sappiano aggiustare il tiro, lo dico per me e per i miei colleghi».

L'articolo nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia

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