Agrigento

Domenica 24 Novembre 2024

Infrastrutture, Tusa e Sgarbi: "Abbattere il viadotto Morandi di Agrigento"

Viadotto Morandi ad Agrigento - Fonte Facebook Mareamico Agrigento

L'assessore regionale ai Beni Culturali e il critico d'arte Vittorio Sgarbi tornano a chiedere la demolizione del viadotto Morandi di Agrigento. "Al mostro tremano le gambe, abbattetelo!", ha detto Tusa al TourismA, il salone internazionale dell'archeologia e dei beni culturali di Firenze, in corso al Palazzo dei Congressi. Idea sostenuta anche dal presidente del Fai, Andrea Carandini. Oggi la spesa, prevista per la sua ristrutturazione, si aggirerebbe sui 30 milioni di euro. "E’ un tema importante che riguarda l’integrità del paesaggio siciliano e la violenza che ha patito – ha affermato Sgarbi -. Il viadotto è dello stesso autore del ponte di Genova, un simbolo di disegno industriale e di architettura tanto che si era pensato di non buttare via i due tronconi: ma quello di Agrigento è un’insensatezza in nome della modernità, del traffico, e contro l’integrità della Valle dei templi".

Per il critico d'arte l’onda emotiva della tragedia di Genova potrebbe favorire la demolizione: "Se per una qualche ragione c’è il rischio che caschi – ha detto ancora – e quindi per questa preoccupazione nessuno discuterebbe il suo abbattimento, perché le ragioni pratiche sarebbero subordinate alle ragioni della salvaguardia della propria sicurezza, forse allora questa posizione retorica potrebbe essere usata".

"Ciò che è successo a Genova ha scosso le coscienze di tanti siciliani che hanno rivissuto i tragici giorni della frana di Agrigento che dal 19 luglio del 1966 cambiò il volto della città dei templi innescando una serie infinita di battaglie politiche e giudiziarie", ha detto l'assessore Tusa. "Tante le polemiche che sorsero quando nel 1970 venne costruito il viadotto che collega la città con il quartiere di Villaseta; un'opera ritenuta utile per collegare gli sfollati della frana alla città, ma offensiva del paesaggio della città antica. Da allora molti, definirono l'opera un ''abuso di Stato'' ben più grave ed invasivo delle decine di abusi edilizi privati perpetrati nella Valle".

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