SCIACCA. È arrivata la “Naspi” per gli 11 lavoratori della Calcestruzzi Belice che sono stati licenziati dopo la sentenza di primo grado del Tribunale di Sciacca che aveva disposto il fallimento dell’azienda, revocata nello scorso mese di maggio dalla Corte di Appello. Questo consente ai lavoratori di percepire, per due anni, circa il 60 per cento dello stipendio mensile. Ma l’obiettivo del sindacato è ben diverso da quest’ammortizzatore sociale, ma di ottenere la riapertura della Calcestruzzi Belice, la ripresa dell’attività e una nuova assunzione per i lavoratori. «Più tempo passa – dice Vito Baglio, segretario provinciale della Fillea Cgil – e più si perde anche il lavoro che la Calcestruzzi Belice potrebbe svolgere. Quello attuale, i mesi di maggio e giugno, rappresentano momenti importanti per attività di questo settore. Attendiamo una convocazione, a Roma, all’Agenzia nazionale per i beni confiscati e sappiamo che il vice ministro degli Interni, Bubbico, è favorevole a trovare una soluzione definitiva per questi lavoratori». Il sindaco di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo, ha chiesto un incontro al nuovo direttore regionale dell’Agenzia. Anche l’amministratore comunale e parlamentare regionale è in prima linea per trovare una soluzione definitiva per il futuro occupazionale di questi lavoratori. Cgil e Fillea avevano chiesto subito dopo la decisione della Corte di Appello di Palermo la riconvocazione al tavolo del Ministero per avviare il confronto con i nuovi vertici dell’Agenzia nazionale con oggetto il riavvio del lavoro «e come arrivare alla fine delle gestioni commissariali dell’azienda».