Agrigento

Lunedì 22 Settembre 2025

Agrigento Capitale della Cultura, presentato il libro di Gaetano Armao sul giudice Rosario Livatino

L’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, in collaborazione con la Regione, ha pubblicato il volume Rosario Livatino tra Diritto e Fede, a cura di Gaetano Armao, professore di Diritto amministrativo all’Università di Palermo. Il libro ricorda la figura del «giudice ragazzino», assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990, e contiene la tesi in diritto urbanistico regionale che il magistrato discusse nell’aprile dello stesso anno, pochi mesi prima di essere ucciso. Il volume raccoglie contributi di giuristi, magistrati e rappresentanti istituzionali ed è stato promosso dalla Regione nell’anno in cui Agrigento è Capitale Italiana della Cultura. «In questo anno speciale abbiamo voluto inserire tra le iniziative la pubblicazione della tesi di perfezionamento di Livatino, figura emblematica di una Sicilia che nella legalità e nella cultura del diritto intende trovare il proprio riscatto», ha sottolineato il presidente della Regione Renato Schifani. «L’impegno professionale e la forza morale del giovane Livatino ne fecero un magistrato motivato, integerrimo e alieno da ogni protagonismo», ha detto Armao, ex vicepresidente e assessore regionale. Nel libro è riportata anche una frase inedita che Livatino pronunciò il 12 settembre 1983 nell’orazione funebre per il magistrato Elio Cucchiara: «I magistrati possono dividersi in due categorie: quelli che argomentano dicendo che la legge non vieta e allora lo fanno e quelli che argomentano dicendo che la legge non consente e quindi non lo fanno. C’è differenza tra questi due modi di intendere il dovere, una differenza sottile e al tempo stesso abissale, che corre tra l’essere semplicemente operatori del diritto e l’essere operatori di Giustizia».

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