È una storia tutt'altro che leggendaria quella che, a Sciacca (Agrigento), si è tramandata nei secoli tra le generazioni e che, ancora oggi, è tema di racconti epici e suggestioni popolari. Gli stessi da cui, nel tempo, hanno attinto a piene mani scienziati, scrittori, musicisti e commediografi. La protagonista è Ferdinandea, nome borbonico dell’isola di origine vulcanica misteriosamente emersa dal mare Mediterraneo all’inizio dell’estate del 1831 per poi tornare progressivamente ad inabissarsi.
Se tutto fosse stato frutto di leggende e mitologia, il carisma di questo scoglio non avrebbe certamente resistito al trascorrere dei secoli. E invece Ferdinandea ha una sua dimensione reale. Altro che «isola che non c'è», come qualcuno l'ha definita. Solo che da 193 anni l’isola è sommersa, e la sua sommità si trova a poco meno di 7 metri dal pelo dell’acqua, a 30 chilometri dalla costa agrigentina, a 55 da quella di Pantelleria: una specie di «Regina delle acque» in mezzo al Canale di Sicilia.
Un’isola che è anche la madre dello storico patrimonio corallifero di Sciacca, uno dei più pregiati al mondo, e che ancora oggi offre una biodiversità talmente straordinaria da permetterle di ambire al titolo di sito sottomarino d’interesse dell’Unesco. «Stiamo parlando di un luogo extraterritoriale, che potrebbe affiancare la grande barriera corallina australiana, già insignita dal riconoscimento», dice Domenico Macaluso, ispettore onorario per i beni culturali e coordinatore per la Sicilia della scuola di alta formazione e ricerca dell’Unesco. Macaluso ha formalizzato la candidatura di Ferdinandea a sito Unesco illustrandola nel corso del recente G7 Agricoltura e Pesca di Siracusa.
Quest’anno Ferdinandea sarà anche l’attrazione più curiosa della prossima edizione de «Le Vie dei Tesori», in programma a Sciacca nei tre weekend compresi tra il 5 e il 20 ottobre. Un festival che da 18 anni, e ogni anno in un numero sempre più alto di località siciliane, apre al pubblico beni monumentali e culturali. Mai prima d’ora si era andati oltre la terraferma. Quest’anno sarà possibile grazie alla collaborazione dell’associazione ambientalista Marevivo che ha messo a disposizione un filmato in 3D girato nei mesi scorsi con telecamere subacquee speciali e che, in una postazione ricavata all’interno del Museo del mare «Sebastiano Tusa» darà la possibilità di ammirare i fondali di Ferdinandea in modo virtuale.
Sarà sufficiente solo indossare degli oculus, che permetteranno di immergersi alla scoperta dell’isola ma restando perfettamente asciutti. «Chiunque, dagli anziani ai bambini, potrà ammirare questi luoghi straordinari, dalle caratteristiche geologiche uniche al mondo», dice Fabio Galluzzo, vicepresidente nazionale di Marevivo.
Ferdinandea è il nome che ha resistito nei secoli per quest’isola. Quando emerse, dopo un’esplosione di lava vulcanica, tra colonne di fumo e pietra pomice, inglesi e francesi se ne contesero la proprietà. Gli eserciti interessati si premurarono di battezzarla: per i britannici si sarebbe dovuta chiamare «Graham», per i transalpini «Julia», per il Regno delle due Sicilie «Ferdinandea». E lei, l’isola, quasi come se fosse stata insofferente a quella accesa disputa sul suo destino, preferì sprofondare nuovamente negli abissi. «Fu l'espressione di una straordinaria saggezza, un insegnamento per tutti ancora oggi», conclude l’assessore comunale alla Cultura di Sciacca, Salvatore Mannino.
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