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Modugno, il futurista della musica che morì nella sua Lampedusa

Trent’anni fa la scomparsa del cantante italiano più noto nel mondo. Un libro rievoca la carriera e gli ultimi anni di vita: nell’isola non è prevista nessuna celebrazione

Lampedusa, l’amata isola di Domenico Modugno, dove il barese di Polignano a Mare, siciliano d’adozione, visse gli ultimi anni della sua vita e dove morì il 6 agosto 1994 (per un infarto dopo una lite con alcuni esponenti del Wwf), per il trentennale della sua morte non organizzerà nulla per ricordarlo. «Chiederò all’assessore competente – risponde il sindaco Filippo Mannino, che nel 1984 aveva 11 anni – ma, personalmente, non ricordavo la ricorrenza».

Eppure, leggenda vuole che il cantautore de La lontananza, Lu pisce spada, Vecchio frack (che peraltro raccontava la storia del principe palermitano Raimondo Lanza di Trabia) e che rese l’Italia famosa nel mondo, abbia voluto nella bara la sabbia e una boccetta d’acqua della «piscina di Dio», come lui chiamava il mare dell’isola dei Conigli (la cui spiaggia, nel 2013, è stata eletta la più bella del mondo e più bella d’Europa nel 2014, 2015 e 2019). Proprio lì, nella villa fronte mare con un giardino di circa 1000 metri quadrati, da dove si accede direttamente alla spiaggia dei Conigli, Modugno se ne andò nell’agosto di trent’anni fa. E se Sony Music Italy rende omaggio a quest’artista internazional-popolare con Come in un sogno di mezza estate che ha le versioni in spagnolo dei suoi brani più celebri, in libreria c’è Mister Volare (Vallecchi editore; pp. 266; 18 euro) dello sceneggiatore Giancarlo Governi e del musicologo Leoncarlo Settimelli. Il risultato è una splendida biografia su Modugno, raccontata come un romanzo appassionante. Un mito, quello del Mimmo nazionale, «linea di demarcazione nella storia della musica italiana» che «insieme a Garibaldi, Verdi, Caruso e Pavarotti, è senza dubbio uno degli italiani più conosciuti al mondo - si legge – le cui canzoni sono state tradotte e cantate in oltre 150 paesi».

Il successo, per lui che poco più che ventenne si era iscritto al Centro sperimentale di cinematografia perché voleva fare l’attore, arriva dieci anni più tardi con Volare, verbo gridato che, ancora oggi, risuona come desiderio di cambiamento, sogno di liberazione, simbolo di tempi nuovi e, allora, di un’Italia che aveva cancellato il fascismo e che voleva rinascere con il boom economico. Modugno futurista della canzone come Filippo Marinetti e Giacomo Balla lo furono in pittura: il mito del mondo nuovo e della velocità dalla tela, con lui, arriva al pentagramma diventando melodia. Era il 1958 e mentre all’ottavo Festival di Sanremo la coppia Modugno-Dorelli vince con Nel blu, dipinto di blu (passato alla storia con il suo refrain, volare oh oh, che Modugno accompagnava con l’indelebile immagine del gesto delle braccia allargate come a voler contenere il mondo intero), a Cape Canaveral la Nasa lancia il suo primo satellite. Come i russi con lo Sputnik e gli americani con l’Explorer, anche gli italiani volano e si proiettano verso il futuro mentre Mimmo raggiunge una popolarità interstellare.

Ma il successo di quella canzone che molti italiani vorrebbero diventasse inno nazionale, ha successo anche negli Stati Uniti, dove resta in testa alle classifiche per tredici settimane vendendo oltre ventidue milioni di copie. Un successo planetario nel verso senso della parola, il brano italiano più eseguito nel mondo. Scritta insieme all’amico Franco Migliacci, quel blu dipinto di blu derivava da Il gallo rosso e Il pittore e la modella, due quadri di Marc Chagall affondati nel blu che Migliacci aveva sognato una notte in cui s’era ubriacato dopo un’infuriata per un appuntamento non rispettato da Modugno, che se n’era andato al mare con la moglie, la messinese Franca Gandolfi. O forse dalle suggestioni dello Sputnik. Per gli autori Governi (tra i fondatori di RaiDue) e Settimelli, quella di Modugno «più che una storia è una leggenda che ci è sembrato giusto raccontare». Il loro libro inizia nel 1984, ovvero da quando, su Canale 5, Modugno conduce La luna nel pozzo che lascia tiepidi gli spettatori (la moglie Franca era contraria e non voleva che, a 56 anni, suo marito facesse un lavoro che non sa fare), conduzione che aveva accettato «perché Berlusconi gli aveva offerto qualcosa che aveva sempre desiderato: avere uno show tutto suo, come Perry Como, conosciuto in tutto il mondo».

Durante le registrazioni televisive, viene colpito da ictus, la cui gravità il medico di servizio non riconosce e che, dopo il ricovero, lasceranno Modugno paralizzato e con difficoltà ad articolare la parola. Il libro è l’anatomia di un innovatore raccontando non solo la parabola canora di Mister Volare ma anche quella del suo percorso come attore e dell’impegno politico a fianco dei più deboli per i diritti dei portatori di handicap con il Partito radicale (fu deputato e senatore): la storia della sua nuova vita.

Governi, se Alberto Sordi è l’italiano, come recita il titolo di un suo libro, Modugno cos’è?

«Direi che è l’internazionale, è l’italiano nel mondo. Anzi, il meridionale che era stato un po’ dimenticato: il primo cantante coi baffi e con i capelli ricci. Prima di lui non se n’erano visti».

Quel volare nel blu dipinto di blu rende Modugno il Marinetti della canzone?

«Se fosse stato ancora vivo, il fondatore del movimento futurista lo avrebbe sicuramente riconosciuto come tale. Come già, prima di lui, aveva fatto commentando l’arte di Totò».

Lei guarda al passato, ha scritto di De Sica, Sordi e Anna Magnani. C’è un artista contemporaneo cui dedicherebbe un libro?

«Ultimo è un ragazzo che mi ha colpito, un giovane dalla grande personalità: non fa rap, non snocciola parole senza senso ma, a differenza di tanti, riesce a dire cose importanti».

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