La sua costruzione risalirebbe a oltre mille anni fa, quando attorno all’830 d. C. una colonia di arabi fondò su una rocca che domina la costa occidentale della Sicilia la città di Zabut. E proprio come un’araba fenice quel fortino di pietra, che costituiva per le carovane in marcia una stazione di posta tra il mare e la montagna, è scomparso ed è riapparso all’improvviso non dal fuoco ma dall’acqua. Mazzallakkar, uno dei siti più rappresentativi di Sambuca di Sicilia, il nome odierno dell’antica Zabut, è riemerso come per magia dal lago Arancio. Proprio come è successo in Trentino con il borgo di Curon sul lago di Resia. La causa, anche in questo caso, è legata al prosciugamento del lago. E oggi Mazzallakkar può tornare a mostrare il suo antico splendore. Sebbene non tutti siano d’accordo sull'origine araba dell’attuale fortificazione, che alcuni datano qualche secolo dopo, non si esclude la presenza nel sito di una costruzione preesistente, proprio come avvenuto con la Chiesa Madre di Sambuca, edificata nel 1400 sulle rovine del castello arabo che dominava il borgo saraceno. A far «scomparire» la fortezza a metà degli anni '50 del secolo scorso, quando era ancora in perfetto stato di conservazione, fu la decisione sciagurata della Regione di costruire un invaso artificiale in quella vallata conosciuta come la «Zona dei mulini». Forse per un errore di calcolo o per una sottovalutazione, le acque sommersero Mazzallakkar. Negli ultimi anni, con il progressivo abbassamento del livello del lago, insieme alle torri che già svettavano dall’acqua, sono ricomparse anche le mura fortificate. L’amministrazione comunale di Sambuca, contando anche sul richiamo rappresentato dalla storia unica di questo monumento, vuole adesso valorizzarlo e renderlo fruibile. «Non possiamo più assistere impotenti all’abbandono di Mazzallakkar. Riteniamo che il suo recupero costituisca un ulteriore tassello della promozione del territorio e della nostra memoria» spiega il vice sindaco di Sambuca e assessore alla Cultura Giuseppe Cacioppo. Così si sta lavorando a un protocollo d’intesa tra il Comune e l'azienda vinicola Planeta, la cui cantina Ulmo si trova proprio sulle sponde del lago, con l’obiettivo di realizzare un accesso pedonale attraverso i filari dei vigneti per raggiungere e ammirare l’antica fortezza. L’idea ha subito incontrato il favore dell’azienda Planeta: «Siamo ben contenti di lavorare con le istituzioni preposte allo scopo di rendere fruibile al pubblico Mazzallakkar. La «filiera del bello» è la carta vincente di Sambuca, e noi siamo orgogliosi di contribuire». Via libera anche dalla soprintendenza di Agrigento, che sul monumento ha apposto un vincolo. «Siamo disponibili - spiega il soprintendente Michele Benfari - a ogni forma di collaborazione finalizzata a promuovere la conoscenza e la fruizione di questo monumento, dalla notevole valenza storica e ambientale». Un progetto accolto «con attenzione e interesse» anche dall’assessore regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà. "Un’iniziativa molto stimolante - commenta - che vede collaborare aziende private ed enti pubblici nel recupero di un bene che la Regione ha dichiarato già dal 1990 di interesse culturale. La valorizzazione di questo luogo estremamente suggestivo potrebbe richiamare l’attenzione sul lago Arancio e sul borgo di Sambuca facendo conoscere la già ricca e varia offerta culturale del territorio». Anche il Festival Le Vie dei Tesori, che vede Sambuca tra i Comuni che fanno parte del network culturale e turistico, si prepara a inserire Mazzallakkar tra le tappe delle sue visite guidate. «Stiamo già pensando a preparare un grande evento per la 'rinascita' di questo tesoro unico e straordinario» annuncia l'ideatrice del Festival Laura Anello.