Una fantasticheria della pittura, la mostra “Boudoir” di Alfonso Leto alla FAM Gallery di Agrigento dall’11 maggio al 29 giugno. O, musicalmente parlando, una composizione di “Variazioni su tema” a partire dalla psichedelica rilettura del dipinto perduto di Leonardo, la “Battaglia di Anghiari”, tributo di Leto al quinto centenario del genio da Vinci. Un’opera, questa, passata alla storia come il più celebre fallimento tecnico di Leonardo per via di un irrisolto problema di materiali, inadatti alla pittura muraria e al modus operandi dell’artista che soleva ritoccare continuamente il proprio tratto. Opera che Leto include nel suo “Boudoir” “sia come omaggio alle celebrazioni di Leonardo – spiega l’autore - sia come stravaganza eclettica molto praticata in quel Settecento cui si ispira la mia personale rêverie di questo progetto espositivo”. La mostra s’inaugura sabato 11 maggio, ore 19. Visite tutti i pomeriggi, dal martedì alla domenica, ore 17-20.30. Ingresso libero.
A cura di Giuseppe Frazzetto, alla FAM Gallery è di scena per “Boudoir” una selezione di dieci opere – parte di un lavoro più complesso ancora in corso - che documenta l’affezione di Alfonso Leto per il XVIII secolo, il secolo delle rivoluzioni e dei profumieri, di Voltaire e di De Sade, di Goya e Tiepolo, di Pietro Longhi, dello sfarzo e di una malinconia colta, anticipatrice del romanticismo. Un posto speciale in questa produzione è assegnato ad una parodia postmoderna de “L’Altalena” di Fragonard: quadro sognato fin dall’adolescenza da Leto e che “solo nella maturità – sostiene l’autore - sono riuscito a riproporre con la naturalezza e sfrontatezza adeguate”. Opera, L’Altalena di Fragonard, già esposta nella mostra retrospettiva che “Palermo capitale italiana della Cultura 2018” gli ha dedicato a palazzo Sant’Elia e che idealmente passa il testimone alla sua più recente produzione di cui queste opere costituiscono un campionario eloquente.
“Una “scorribanda trans-settecentesca” – spiega il curatore, Giuseppe Frazzetto - immaginata come un personale boudoir, filosofico, uno spazio riservato in cui Leto ostenta con naturalezza e duttilità della visione che gli sono riconosciute, un approccio immoralista, e dunque, quel ritratto del marchese de Sade “uomo inviso a tutti i regimi” e amato dai surrealisti, è già una icona, persistente sulla superficie nera di un monitor di computer a cui sono stati staccati i collegamenti, alimentazione e connessione”.
Tuttavia il Settecento non è l’esclusivo perimetro creativo del “Boudoir” di Leto perché in questa incursione nel passato - con annesse manomissioni iconologiche di temi e schemi celebri - figurano la già citata leonardesca “Battaglia di Anghiari” (1503 ca.), un Cristo apocrifo che “si guarda allo specchio” (e si deforma nella vanitas narcisistica del riflesso), una “Stazione” di Via Crucis, in cui il Cristo in realtà è un umile battiente da processione che si è fermato solo per soffiarsi il naso.
Anche Paolo Minacori, ideatore e produttore della mostra, sottolinea il carattere di divertissement di “Boudoir” di Alfonso Leto: “I suoi lavori raccontano il piglio culturale, il carattere beffardo, la lucidità artistica e coerenza linguistica. Il filo conduttore della parodia dell’artista è sempre l’ironia, un po’ immoralista e un po’ iconoclasta”. Alla mostra, che ha il patrocinio del Comune di Agrigento, è dedicato un catalogo (Edizioni FAM Gallery).
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