AGRIGENTO. Una rilettura, allo stesso tempo giocosa e antica, delle vicende della più allegra e spensierata tra le commedie di Luigi Pirandello. “Quadri di Liolà” debutta il 22 e il 23 settembre alle ore 21 al Tempio di Giunone nella Valle dei Templi di Agrigento.
Lo spettacolo è una iniziativa di CoopCulture per il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento all’interno della programmazione estiva “Dal tramonto alle stelle”, lo spettacolo è a cura di SiciliaTeatro ed è stato pensato in occasione dei 150 anni dalla nascita di Luigi Pirandello. Sul palco vedremo Moni Ovadia, Mario Incudine, i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu, Giorgio Rizzo, i cantanti e danzatori della Casa del Musical di Agrigento, la regia è affidata a Sebastiano Lo Monaco.
Liolà riecheggia i drammi satireschi della Grecia Antica, là dove commedia e tragedia si inseguono e scambiano i ruoli fino a confondersi; Pirandello ha fatto rivivere queste suggestioni quasi ancestrali nella campagna siciliana agrigentina, sotto un sole antico, secolare, con gesti pigri e lingua ricca. Proprio per questo motivo SiciliaTeatro ha deciso di rappresentare Liolà all’aperto per restituirla al proprio paesaggio, la campagna agrigentina, alle proprie radici più profonde e alle luci, quelle delle giornate di fine estate, per le quali è stata pensata e scritta. In scena Moni Ovadia, insuperabile erede della tradizione del racconto orale, dei grandi narratori popolari che giravano le piazze riempiendole di storie, mentre al suo fianco ci sarà Mario Incudine con i suoi musicisti sulle note di Nicola Piovani, trascinando gli spettatori nel vortice di spensieratezza e solarità così fortemente desiderato dallo stesso Pirandello.
Liolà è una commedia scritta in lingua siciliana nel 1916 durante la prima guerra mondiale, in un momento molto doloroso per la vita dell'autore, proprio quando il figlio era detenuto in un campo di prigionieri di guerra e la moglie accusava sempre di più le crisi legate alla sua malattia mentale. L'opera invece, nonostante questa angosciosa condizione della vita dell'autore, è molto giocosa ed allegra, quasi spensierata, al punto che l'autore stesso dirà «è così gioconda che non pare opera mia». Ispirata ad un episodio del capitolo IV del romanzo “Il fu Mattia Pascal”. Fu messa in scena per la prima volta il 4 novembre 1916 al Teatro Argentina di Roma con la Compagnia di Angelo Musco. La storia originale narra le vicende i di Neli Schillaci, detto Liolà uno sciupa femmine innamorato della musica, amato da tutte le donne con cui ha avuto diversi figli illegittimi. Rimane incinta anche Tuzza, giovane nipote di un uomo anziano e ricco, che pensa di proporre allo zio di riconoscere il figlio. “Non è il testo originale ma una forma di avvicinamento al testo – spiega Sebastiano Lo Monaco - È uno studio per approdare prima o poi ad uno spettacolo definitivo. A Moni Ovadia è affidato il compito di narratore mentre un domani Incudine stesso interpreterà Liolà. Arte affabulatoria, l’ importanza dei figli, le musica e la prevalenza del popolo sulla borghesia sono i temi principali. E’ il popolo che prende coscienza dalla forza”.
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