AGRIGENTO. Il racconto del Novecento in sessanta opere, dal fragoroso respirare del ...vvventoso...lllibeccio di mare (Giacomo Balla 1919), all'odore di cucina e denuncia sociale sull'oppressa Cucitrice cubista di Guttuso (1947), dalla percezione artistica di nuovi materiali e dell'arte che divenuta vita quotidiana, anche sedia, design. Alle mondiali e spettacolari installazioni pubbliche di Christo e Jeanne-Claude, collage di Umbrellas Usa-Japan (1988). Trame del ’900 da oggi alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento espone per la prima volta al pubblico la Collezione Galvagno sul tema della Sicilia - Europa, le avanguardie del Novecento e le sue modalità plurali. Un viaggio coinvolgente d'arte e d'amore dalla Sicilia al mondo, panoramica per immagini di tutto quello che succede ai «post-Francesco Lojacono», come spiega il curatore ed autore del catalogo Sergio Troisi. E quello che succede è futurismo, astrazione, informale, concettuale, transavanguardia ed anche altro, e tiene conto dell'isolamento di artisti fuori dal mondo e senza voce anche a causa del sistema espositivo «fragile» dell'Isola. Una mostra siciliana fino in fondo che parla di partenze e di ritorni con idee diverse e folgoranti, parla di quando se ne vanno in tanti e poi tornano nuovi. Se ne va Pietro De Francisco, lascia la sua Cala di Palermo (in esposizione), in privato sostiene che le pubbliche Accademie d'arte «rimpinzano l'alunno di passato, di scorie e ritagli dei maestri», ufficialmente firma la fine del bel paesaggio siciliano: «Bisogna avere il coraggio di affermarlo, il bel paesaggio dei Lojacono ha detto la sua massima ed ultima parola». È il primo che partecipa al travaglio delle avanguardie e diventa genio internazionale in Francia «pittore energetico che vive e vibra», immerso nel mondo con «poeti parolari» e picchiatori futuristi. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA