
Per Domenico Friscia, di 61 anni, la richiesta del pubblico ministero è stata di 20 anni di reclusione. Per Giuseppe Marciante, di 37 anni, il pm ha chiesto 13 anni. I due imputati, di Sciacca, sono accusati di associazione mafiosa e vengono giudicati, con il rito abbreviato, dal gup del Tribunale di Palermo, Carmen Salustro. Nello stesso processo sono imputati, per scambio elettorale politico-mafioso, l’ex consigliere comunale di Sciacca Vittorio Di Natale, di 50 anni, per il quale il pm ha chiesto 8 anni di reclusione, e Rosario Catanzaro, di 65 anni. Per quest’ultimo la richiesta è stata di 6 anni e 8 mesi. Nelle udienze del 16, 23 e 30 settembre discuteranno le difesecon gli avvocati Teo Caldarone per Friscia, Concetta Rubino e Angelo Barone per Marciante, Antonino Tornambè e Antonino Reina per Di Natale e Carlo Venturella per Catanzaro.
Il processo scaturisce dalle indagini svolte a Sciacca dal nucleo di polizia economico-finanziaria del Gico di Palermo, con l’ausilio della locale Compagnia della guardia di finanza, dalle quali sarebbe emersa la capacità d’infiltrazione e di condizionamento dell’organizzazione nel tessuto socio-economico del territorio. A Friscia, che aveva un precedente per mafia di molti anni fa, si contesta di avere promosso, diretto e organizzato la famiglia mafiosa di Sciacca presiedendo riunioni e incontri con gli altri associati e gestendo tutte le relative attività e affari illeciti. Secondo l’accusa, sarebbe stata accettata la promessa di Domenico Friscia di procurare voti a Di Natale quale candidato al consiglio comunale con l’intermediazione di Catanzaro in occasione delle scorse amministrative di Sciacca del 2022. Di Natale, insegnante, che era candidato con la lista civica Onda, si è sottoposto ad interrogatorio al processo respingendo le accuse.

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