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Migranti vulnerabili, la prefettura di Agrigento è prima in Italia per le procedure

La prefettura di Agrigento è stata la prima in Italia a redigere le «Procedure operative standard», ossia il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti dalla fase dello sbarco all’individuazione della vulnerabilità e alla presa in carico dei migranti nel sistema di protezione e di accoglienza. A diramare le procedure - si parla di «modello Agrigento» - è stato il prefetto Salvatore Caccamo dopo oltre un anno di confronto con Euaa, Unhcr, Unicef e Save the Children.

Nello specifico il vice prefetto Gabriele Barbaro s'è interfacciato con Maria Luisa Rioli e Celeste Panno di Euaa; Alessandra Romano e Anna Arena Chartroux di Unhcr; Silvia Faggin e Claudia Cannizzo di Unicef; Lisa Bjelogrlic, Giulia Malatesta e Valentina Mascali di Save the Children.

Il ministero dell’Interno aveva, negli anni passati, diramato il vademecum vulnerabilità, redatto dal Dipartimento delle libertà civili immigrazioni e dal Dipartimento pubblica sicurezza. Il metodo serve a tracciare il migrante sotto il profilo della vulnerabilità e non perderlo sul territorio italiano, in modo da seguirlo ed assisterlo.

Il termine vulnerabilità fa riferimento a criticità sanitarie, psichiche e psicologiche, ma anche alle vittime di tratta, di sfruttamento lavorativo, di violenza di genere, ai minori non accompagnati, alle donne. A fine 2023 il ministero ha diramato circolari individuando le prefetture pilota, fra queste anche Agrigento.

Il viceprefetto Barbaro ha avviato riunioni, anche con l’ente antitratta, con gli uffici immigrazione e minori della questura e con il tribunale per minori, nonché capitaneria di porto, guardia di finanza e Roan, e con gli enti gestori dei Cas e dell’hotspot di Porto Empedocle.

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