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Recuperati i 32 migranti sulla piattaforma Miskar, saranno sbarcati a Lampedusa

La nave Aurora della Ong Sea Watch si sta recando nella vicinanze della piattaforma petrolifera Miskar per prestare soccorso ai naufraghi che, da quattro giorni, hanno trovato lì riparo. Lo si apprende da fonti della stessa Ong, 4 Marzo 2025. ANSA/US

È Lampedusa il porto assegnato per lo sbarco delle 32 persone che sono state soccorse dalla nave Aurora della Ong Sea Watch dopo che, per 4 giorni, sono rimaste sulla piattaforma petrolifera Miskar al largo delle coste tunisine. L’arrivo della nave è previsto per le 22 circa di stasera (4 marzo 2025). Lo rende noto la stessa Ong.

Partiti dalla Libia e naufragati al largo delle coste tunisine, a sudest dell’arcipelago di Kerkennah, 32 migranti, tra loro donne e bambini, hanno trascorso quattro giorni sulla piattaforma petrolifera Miskar, di proprietà della multinazionale inglese British Gas. I naufraghi sono stati soccorsi solo nel pomeriggio di martedì dalla nave Aurora della Ong tedesca Sea Watch, partita stamane da Lampedusa, dopo che l’aereo Seabird ha monitorato la situazione per due giorni. Secondo i superstiti, un loro compagno di viaggio sarebbe morto.

A rilanciare l’allarme per i migranti è stata la Ong Mediterranea Saving Humans, chiedendo un intervento europeo immediato e spiegando che «i naufraghi si erano subito messi in contatto con Alarm Phone, che ha informato costantemente le autorità italiane e maltesi della situazione». «Non hanno acqua né cibo, sono esposti alla burrasca», ha aggiunto Mediterranea. La piattaforma si trova in zona Sar tunisina, a poche decine di miglia dall’area di competenza maltese. «I militari tunisini hanno mancato di portare assistenza ai naufraghi e in ogni caso queste persone non devono essere deportate verso la Tunisia, che non è un Paese sicuro», ha sottolineato Mediterranea. I naufraghi sono quasi tutti eritrei.

Le persone soccorse hanno riferito che viaggiavano a bordo di un gommone quando, viste le precarie condizioni del mezzo, hanno trovato riparo sulla piattaforma petrolifera. «Nessuna delle autorità contattate si è assunta la responsabilità giuridica e umanitaria di un soccorso obbligatorio. Anche questa volta - spiega la portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi - ci siamo assunti noi la responsabilità di colmare un gravissimo vuoto istituzionale dettato da politiche disumane e profondamente razziste. Il nostro ruolo come società civile è esserci laddove le istituzioni preferiscono girarsi dall’altra parte, in un Mediterraneo dove l’omissione di soccorso è ormai prassi impunita mentre l’obbligo di soccorrere chiunque si trovi in pericolo è regolarmente criminalizzato».
Non è la prima volta che sulla piattaforma Miskar approdano migranti in difficoltà: tre anni fa, il 4 gennaio 2022, in 70 trovarono rifugio nella struttura a circa 80 miglia dalle coste tunisine.

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