L’incidente mortale in cantiere e la simulazione dell’incidente stradale per occultare la caduta dal tetto dell’operaio in nero: dieci anni dopo i fatti arriva la sentenza. In particolare sono stati inflitti 4 anni di reclusione a Giovanni Garlisi, 45 anni, titolare dell’impresa esecutrice; poi un anno di reclusione a Roberto Lauricella Donisi, 56 anni, titolare dell’impresa affidataria dei lavori ed infine 8 mesi di reclusione ad Antonio Ferraro, 64 anni, proprietario e committente dei lavori.
I tre imputati sono stati anche condannati a risarcire i danni alle parti civili per importi che variano da un minimo di 25 mila ad un massimo di 50 mila euro. La pena inflitta a Ferraro e Lauricella Donisi è stata dichiarata «condizionalmente sospesa» per il termine di 5 anni.
I tre condannati dovranno inoltre pagare una provvisionale immediatamente esecutiva nei confronti della vedova e dei tre figli della vittima, assistiti dall’avvocato Nunzio Di Naro, per un importo complessivo di 135 mila euro. Sul banco degli imputati c’erano altre 2 persone, Maria Grazia Cuva di 61 anni e Gioacchino Caracciolo di 49 anni, quest’ultimo collega della vittima. Cuva, accusata di omicidio colposo, è stata assolta mentre per altri reati è intervenuta la prescrizione.
Per Caracciolo è stato disposto il «non luogo a procedere» per intervenuta prescrizione. L’incidente è avvenuto in contrada Montagna-via Forlì il 24 giugno del 2014. Bordonaro fu trasferito all’ospedale di Messina dove morì il 16 luglio. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero provocato la morte di Bordonaro, «peraltro non regolarmente assunto come operaio», che lavorando «senza le necessarie sicurezze nel soffitto del manufatto in costruzione perdeva l’equilibrio e cadeva».
A Cuva, Ferraro, Lauricella Donisi e Garlisi venivano contestate pure alcune violazioni della normativa in materia di sicurezza sul lavoro relative, fra le altre cose, all’omessa predisposizione del ponteggio. Garlisi, che infatti risponde anche di simulazione di reato, avrebbe cercato di occultare l’episodio raccontando ai medici dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì di avere investito col proprio furgone Bordonaro che era per strada a raccogliere erbacce.
Accuse che, tuttavia, secondo il pm non sono più punibili perchè è decorso il termine della prescrizione. Caracciolo era accusato di favoreggiamento perchè avrebbe negato la presenza di Bordonaro nel cantiere: anche questa ipotesi di reato è prescritta. A tutti veniva contestato l’abusivismo edilizio perchè il fabbricato non avrebbe avuto alcuna licenza, la sanatoria ha tuttavia estinto il reato.
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