Un risarcimento per la morte di Fatoumata Bamba (nella foto), 26 anni, immigrata dalla Costa d’Avorio, madre di due bambini, deceduta per una embolia polmonare il 18 febbraio del 2023 nel poliambulatorio di Lampedusa poche ore dopo essere giunta sull’isola col marito. Lo hanno chiesto, in occasione dell’udienza preliminare nei confronti del medico palermitano Carlo Lotà, unico indagato per la morte della giovane donna, gli avvocati Leonardo Marino e Angelo Farruggia, che assistono il marito della vittima.
La somma richiesta ammonta a 391 mila euro o, in subordine, una provvisionale immediatamente esecutiva non inferiore a 100 mila euro. I due legali hanno inoltre ottenuto dal giudice Micaela Raimondo la citazione, ai fini del risarcimento del danno, dei responsabili della società «Badia Grande», la cooperativa che per anni ha gestito il Centro d’accoglienza di Lampedusa prima del subentro della Croce Rossa Italiana.
Nella consulenza della Procura redatta dagli specialisti Alberto Alongi, Emiliano Maresti, e Pietro Di Pasquale, si legge che «il medico, nonostante fosse in presenza di un’allarmante e perdurante sintomatologia respiratoria, dovuta all’embolia polmonare in corso, si limitò ad osservare la paziente senza eseguire alcun tipo di accertamento, neppure la più essenziale rilevazione dei parametri vitali o un esame obiettivo». Fatoumata Bamba, deceduta il 18 febbraio dello scorso anno nell’ambulatorio dell’hotspot di Lampedusa poche ore dopo essere arrivata sull’isola con un barchino insieme al marito. Una morte che, secondo i consulenti del pubblico ministero, poteva essere evitata.
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