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Racalmuto, riconosciuto il vizio parziale di mente: 23 anni all'uomo che uccise i genitori a colpi di mannaia

La procura di Agrigento ne aveva chiesti sette in più per Salvatore Gioacchino Sedita, il trentaquattrenne che lo scorso anno assassinò il padre e la madre

Il luogo del delitto, a sinistra le vittime e a destra l'omicida

Il riconoscimento del vizio parziale di mente ha evitato una condanna più pesante a Salvatore Gioacchino Sedita, il trentaquattrenne che lo scorso anno uccise con quasi 50 colpi di mannaia padre e madre nell’appartamento che condividevano a Racalmuto. I giudici hanno riconosciuto all’imputato un vizio parziale di mente e concesso anche le attenuanti generiche.

La sentenza emessa dalla corte di Assise di Agrigento, presieduta dal giudice Giuseppe Miceli, ha applicato una pena a 23 anni di reclusione più altri tre da scontare in una residenza sanitaria che accoglie gli autori di delitti efferati affetti da disturbi mentali. Il pm Elenia Manno, a margine della requisitoria, aveva chiesto la condanna a 30 anni di reclusione. La sentenza è stata emessa ieri nel primo pomeriggio.

Lo stesso Sedita, che ha atteso la lettura del dispositivo, ha voluto rendere dichiarazioni spontanee ai giudici. L’uomo, in una ricostruzione a tratti delirante, ha confermato di aver ucciso padre e madre ribadendo che gli stessi però non fossero in realtà i suoi reali genitori e ha aggiunto, infine, di essere stato anche in Thailandia dove veniva chiamato con alcuni particolari appellativi. Le sorelle dell’imputato si sono costituite parte civile rappresentate dagli avvocati Giuseppe Barba, Giuseppe Zucchetto e Giuseppe Contato. Il duplice omicidio di Giuseppe Sedita e Rosa Sardo è avvenuto il 13 dicembre, nel giorno di Santa Lucia, in un appartamento di Racalmuto, piccolo centro dell’agrigentino. I coniugi stavano pranzando ma la tavola era apparecchiata per tre. A far scattare l’allarme era stato un vicino di casa che, chiamando una delle figlie, raccontò dell’assenza di Giuseppe Sedita alla festa organizzata proprio per il suo pensionamento.

I sospetti sono subito ricaduti sul figlio Salvatore, ragazzo con un passato complicato caratterizzato da maltrattamenti e uso di sostanze stupefacenti. In un primo interrogatorio sconclusionato, reso al sostituto procuratore Gloria Andreoli, Sedita ha negato le sue responsabilità dichiarando di vedere i fantasmi, di chiamarsi in un altro modo e di aver incontrato anche l’uomo nero. In un secondo interrogatorio, questa volta davanti il gip Francesco Provenzano, Sedita cambiò versione confessando il duplice omicidio. All’origine del massacro ci sarebbero i contrasti con i genitori che, a suo dire, non l’avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa. La perizia psichiatrica è stata determinante per la notevole riduzione della pena sulla base della richiesta del pm che aveva proposto 30 anni di carcere.

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