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Mafia e infiltrazioni negli appalti pubblici, l'inchiesta coinvolge il presidente del Consiglio di Ribera e il sindaco chiede le sue dimissioni

Le intercettazioni, effettuate dalla guardia di finanza, hanno rivelato che Costa, medico veterinario dell’Asp di Agrigento, interloquiva con il presunto capomafia di Sciacca, Domenico Friscia

Matteo Ruvolo, sindaco di Ribera

Il sindaco di Ribera (Agrigento) Matteo Ruvolo (nella foto) chiede le dimissioni del presidente del Consiglio comunale, Vincenzo Costa, a seguito del coinvolgimento di Costa nell’indagine della Dda di Palermo su mafia e infiltrazioni negli appalti pubblici che, lo scorso 11 luglio, è culminata con 7 arresti a Sciacca.

«Per ragioni di opportunità, a sua stessa tutela e dell’istituzione che rappresenta, auspico - dice Ruvolo - che il presidente del Consiglio comunale valuti di fare un passo indietro, augurandomi che nel frattempo possa essere positivamente chiarito ogni aspetto della vicenda per cui è stato tirato in ballo».

«Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia - replica Vincenzo Costa -. Valuto con la mia famiglia e con il mio legale quale decisione prendere, e lo farò senza tenere in alcun conto di pressioni, richieste e comunicati stampa, da chiunque provengano».

Nel frattempo Costa, esponente di Forza Italia, si è autosospeso da ogni incarico di partito. Le intercettazioni, effettuate dalla guardia di finanza, hanno rivelato che Costa, medico veterinario dell’Asp di Agrigento, interloquiva con il presunto capomafia di Sciacca Domenico Friscia per chiedergli di intervenire, per indurli ad un comportamento più rispettoso, nei confronti di due accalappiacani dipendenti del Comune. Inoltre, secondo gli inquirenti, Costa si sarebbe impegnato a trovare un lavoro alla figlia di Friscia e a permettere ad un soggetto segnalato da Friscia di lavorare come vigilante di alcuni immobili di sua proprietà.

Il sindaco di Ribera dal canto suo fa sapere di essere stato a contatto con il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, ribadendo come «il rispetto della legalità debba sempre essere il faro che guida l’operato di qualsiasi rappresentante delle istituzioni. «Su temi così rilevanti - conclude Ruvolo - non può quindi esserci, a maggior ragione per chi riveste delicati ruoli di rappresentanza politica, spazio per ombre o dubbi».

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