Le mani della mafia sull'hub vaccinale, 7 arrestati a Sciacca: c'è anche l'ex responsabile della Protezione civile
Blitz contro la famiglia mafiosa di Sciacca. Eseguiti sette arresti e ipotizzate pressanti infiltrazioni negli appalti pubblici - dalla rete fognaria, all’area portuale, fino all’hub vaccinale e alla recinzione dell’area sequestrata di Scala dei Turchi - e nelle elezioni comunali del 2022. I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e della Compagnia di Sciacca hanno eseguito due ordinanze emesse dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 7 persone, di cui cinque sottoposti al carcere e due agli arresti domiciliari, per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti. Tra i destinatari un pubblico ufficiale. Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti. Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impiegati oltre 100 militari della guardia di finanza, in forza ai reparti di Palermo e Agrigento, che stanno inoltre effettuando perquisizioni in diverse province siciliane e nel Molise, presso abitazioni e sedi societarie dei 22 indagati. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda nell’ambito di un’indagine sulla famiglia mafiosa di Sciacca, c’è l’ex responsabile della protezione civile di Agrigento, Maurizio Costa, 64 anni, accusato di corruzione e di falso. Nel 2021, in cambio dei lavori presso la propria abitazione, avrebbe agevolato la società riconducibile a uno degli imprenditori mafiosi per l’aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione dell’hub vaccinale di Sciacca, attestando falsamente il possesso di una certificazione indispensabile per ottenere i lavori. Lo stesso dirigente avrebbe favorito l’affidamento diretto verso la stessa società dei lavori relativi allo «sgombero e ripristino del manto stradale nel Comune di Lucca Sicula», al «ripristino della pavimentazione stradale di collegamento in alcune contrade del comune di Caltabellotta» e all’«intervento di recinzione dell’area posta sotto sequestro dell’autorità giudiziaria in località Scala dei Turchi nel comune di Realmonte». Le indagini avrebbero permesso di ricostruire un capillare controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa di Sciacca, al cui interno sarebbe emersa un’accesa competizione per la leadership e terminata soltanto alla fine del 2021, dopo la morte dell’anziano boss Salvatore Di Gangi. A quest’ultimo sarebbe subentrato uno storico uomo d’onore «organico» a Cosa Nostra, già condannato per associazione mafiosa, il quale, come riconosciuto dal gip. si sarebbe affermato grazie alla spiccata capacità di «ergersi come collettore nel settore degli appalti». Nel corso delle indagini sarebbe emerso in particolare un penetrante potere di infiltrazione di Cosa nostra nell’economia legale, nei settori delle «costruzioni» e del «movimento terra» per realizzazione di opere pubbliche attraverso estorsioni, illecita concorrenza con minaccia o violenza e di usura ai danno di imprenditori estranei alla cerchia del nuovo reggente della famiglia mafiosa. «Il dato complessivo che emerge - come si legge nei provvedimenti cautelari - è proprio la persistente capacità d’infiltrazione e di condizionamento del tessuto socio-economico del territorio da parte dell’associazione mafiosa che ha trovato espressione, da un lato con il controllo pressoché totale nel settore degli appalti e i costanti tentativi di inserimento con i sub-appalti e le forniture, dall’altro con il condizionamento del voto in occasione delle consultazioni elettorali». Tra il 2020 ed il 2023, sarebbe emerso il condizionamento di diversi appalti pubblici, con particolare riferimento alla realizzazione del depuratore, nonché al rifacimento della rete fognaria, dell’area portuale di Sciacca e dell’asilo comunale di Menfi, avvenuto anche grazie al determinante apporto di imprenditori mafiosi che, sostituendosi di fatto alle società aggiudicatarie, avrebbero sistematicamente eluso la normativa antimafia in materia di sub-appalto mediante l’imposizione delle forniture di materie prime e il nolo a freddo di mezzi.