Il sindaco di Cammarata Giuseppe Mangiapane rivendica di essere «l’unico amministratore ad aver requisito un pozzo di acqua non potabile, che in dieci giorni ha fornito agli allevatori, attraverso un punto di approvvigionamento al Borgo Callea, oltre un milione di litri per dissetare gli animali. Nel nostro territorio - dice - abbiamo 35 mila ovini e 5 mila bovini che non possono certo morire d sete».
Due giorni fa il sindaco ha scritto alla Regione e alle autorità competenti segnalando la «grave crisi del comparto zootecnico che non può essere risolta con una misura temporanea, non sostenibile a lungo termine. In vista del fermo dell’invaso Fanaco, previsto tra 20 giorni, è evidente che la soluzione non può essere quella attuale». Mangiapane chiede l’intervento della Protezione civile e dell’esercito «per affrontare efficacemente l’emergenza del comparto zootecnico».
Il sindaco, inoltre, contesta quanto affermato ieri dall’ingegner Giuseppe Riccobene, che ha lavorato alla gestione prefettizia della crisi idrica nell’Agrigentino, secondo il quale il Comune di Cammarata, che ha una gestione salvaguardata delle fonti, riceve l’acqua ogni giorno, mentre il Comune confinante di San Giovanni Gemini sarebbe costretto ai turni d’erogazione. «Non è mai stato così - spiega il sindaco - Prima della crisi la mia città riceveva l’acqua ogni due giorni, adesso ogni tre, per due ore. San Giovanni Gemini, dove vivo, usufruisce di due giorni d’erogazioni a settimana per quattro ore».
Il primo cittadino sottolinea che «già lo scorso novembre abbiamo dovuto acquistare da Siciliacque otto litri d’acqua al secondo per le nostre esigenze. Una delle due sorgenti, San Michele, si è infatti esaurita».
Se il sindaco smentisce che ci sia un esubero d’acqua nel proprio Comune, Riccobene insiste sui dislivelli prodotti dalla gestione salvaguardata (prevista da norme nazionali), segnalando casi di disparità nell’erogazione in comuni confinanti dell’Agrigentino.
Il sistema della gestione autonoma riguarda sette comuni della provincia di Agrigentino, due del Catanese, e un paio di dozzine del Palermitano. Nelle altre province non ne risultano.
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