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Le navi della cocaina, a giudizio ad Agrigento 15 membri degli equipaggi

Un carico di 5 tonnellate, il più grosso sequestro di sempre in Italia, era arrivato a Porto Empedocle, dove la guardia di finanza ha fatto irruzione

Dalla motonave Plutus, battente bandiera di Palau, al motopeschereccio Ferdinando d’Aragona: il gigantesco carico di cocaina - 5 tonnellate, il più grosso sequestro di sempre in Italia - dall’America centrale, in particolare da Santo Domingo, aveva concluso il suo tragitto a Porto Empedocle, dove la guardia di finanza ha fatto irruzione arrestando, in due riprese, quindici persone. I membri dei due equipaggi, di nazionalità albanese, russa, tunisia, azera e ucraina, finiscono adesso a processo con l’accusa di fare parte di un’organizzazione criminale che riforniva gran parte del mercato italiano della droga.

Il processo, dopo che il gip ha disposto il giudizio immediato, si terrà davanti al tribunale collegiale di Agrigento, presieduto da Alfonso Malato, a partire dal 15 luglio.
L’operazione è scattata lo scorso 19 luglio ed è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. L’intervento è stato condotto con l’impiego di numerosi mezzi aerei e navali costieri e alturieri del comando operativo aeronavale di Pratica di Mare. In particolare, le attività investigative hanno documentato come la motonave Plutus, in navigazione nel canale di Sicilia in acque internazionali, quella notte avesse gettato in mare l’ingente carico di cocaina che trasportava per il successivo recupero da parte del motopeschereccio Ferdinando D’Aragona, poi fermato dai mezzi navali dei finanzieri.

La rotta del mercantile Plutus, partito nello scorso mese di giugno dall’America centrale e precisamente dal porto di Santo Domingo, fu seguita passo passo: ha infatti dapprima raggiunto il porto di Trinidad e Tobago e successivamente quello di Las Palmas (Gran Canaria, in Spagna) nella giornata del 7 luglio, ultima sosta conosciuta prima di attraversare lo stretto di Gibilterra, e giungere infine nel canale di Sicilia, in attesa del motopeschereccio che nel frattempo era salpato dalle coste calabresi. Una volta abbandonato il carico di droga, la motonave riprendeva il largo in direzione della Turchia, ma veniva bloccata dalle unità navali del corpo che nel frattempo si erano lanciate al suo inseguimento.

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