La motovedetta della guardia costiera ha preso a bordo nella notte 4 persone in precarie condizioni di salute, ma ha lasciato sulla Sea Watch 5 il cadavere di un diciassettenne morto il giorno prima. E le autorità italiane hanno indicato Ravenna come porto per la nave umanitaria. «A 1.500 km di distanza, 4 giorni di viaggio. È disumano», protesta la ong tedesca. La procura del capoluogo romagnolo aprirà un fascicolo sul giovane deceduto e verrà formulata un’ipotesi di reato di omicidio. Sea Watch spiega di aver richiesto ieri (6 marzo) verso le 13 l’evacuazione urgente di persone in gravi condizioni dopo un intervento di soccorso al largo delle coste libiche. «Dopo circa due ore, e senza che nessuna autorità avviasse un’operazione di evacuazione - afferma la ong - un ragazzo di 17 anni è morto a bordo della nostra nave. I nostri team lo avevano trovato in stato di incoscienza nel ponte inferiore di un’imbarcazione di legno inclinata su un lato». Con lui viaggiavano una cinquantina di persone prelevate dalla nave. In mattinata l’arrivo di una motovedetta della guardia costiera italiana che ha preso a bordo quattro migranti con intossicazione da idrocarburi, ustioni, ipotermia e scabbia e li ha portati a Lampedusa. Lasciando il cadavere sulla Sea Watch 5. A quanto si apprende, ragioni logistiche - non dipendenti dal corpo - non hanno consentito lo sbarco della salma sull’isola. Durante il lungo viaggio l’equipaggio cambia ogni 4 ore il ghiaccio alla body bag. «Non sappiamo il suo nome - spiegano - perché viaggiava da solo. Abbiamo provato a rianimarlo e a chiedere aiuto per ore alle autorità, abbiamo atteso e sperato, ma non c’è stato nulla da fare. Aveva respirato i fumi del carburante per ore, stipato sottocoperta. L’Italia ha rifiutato di accogliere la sua salma». La guardia costiera puntualizza che l’intervento di soccorso della nave tedesca è avvenuto «in area di responsabilità Sar libica, a circa 30 miglia dalle coste libiche, a 25 miglia dalle coste tunisine e a 120 miglia di distanza dalle coste italiane più prossime (Lampedusa)». Quando al corpo è arrivata la segnalazione dell’emergenza medica a bordo, «si è provveduto ad informare immediatamente tutti i centri marittimi di soccorso più vicini e pertanto più idonei - in base alla distanza dalla costa e al relativo tempo di intervento - al trasporto urgente delle persone in pericolo di vita. Anche il centro di coordinamento dei soccorsi in mare dello Stato di bandiera della Sea Watch 5, la Germania, dava indicazioni alla nave di dirigere verso la Tunisia, Stato costiero più vicino e quindi in grado di intervenire più rapidamente. La nave si è tuttavia diretta verso le coste italiane». Duro il commento del segretario di Più Europa Riccardo Magi. «Li avevano chiamati da ore. Ma quando i soccorsi sono arrivati - osserva - non c’era più niente da fare per il povero diciassettenne schiacciato, ustionato e intossicato a bordo della Sea Watch. E ora arriva la nave dovrà viaggiare verso Ravenna per 4 giorni con il cadavere a bordo e senza cella frigorifera. È il punto più basso raggiunto dalla disumanità di Meloni e Piantedosi, a cui chiediamo di riferire quanto prima in Aula per chiarire cosa davvero è avvenuto». Sulla stessa linea il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, che ha annunciato un’altra interrogazione a «Piantedosi e Salvini per chiedere i motivi del ritardo nei soccorsi e di questa scelta crudele». Intanto, un’altra nave umanitaria ha soccorso in mattinata 261 persone da due diverse imbarcazioni di legno sovraffollate. Le autorità italiane hanno assegnato due differenti porti, Livorno e Genova, per lo sbarco. I sopravvissuti, tra cui diverse donne e bambini, sono di 12 diverse nazionalità. Erano partiti la notte scorsa dalle coste della Libia.