Naro, le rumene uccise e il connazionale in carcere: così sono morte le due donne, fra le ipotesi un festino con alcol
Una è stata accoltellata con violenza inaudita e trovata in una pozza di sangue in casa, messa a soqquadro; l’altra sarebbe stata prima uccisa e poi messa su una poltrona e data alle fiamme. Due omicidi nella stessa notte e nello stesso quartiere, Sant’Erasmo, a Naro. Le vittime sono le romene Delia Zarniscu, 58 anni, e Maria Rus, quattro anni più giovane. Un ventiquattrenne romeno, Omar Edgar Nedelkov, interrogato tutto il giorno insieme a un connazionale che non risulta indagato, nella tarda serata è stato fermato e portato in carcere ad Agrigento per duplice omicidio e vilipendio di cadavere, dopo che si è avvalso della facoltà di non rispondere al pm di Agrigento Elettra Consoli e all’aggiunto Salvatore Vella. Le autopsie ordinate dalla procura faranno chiarezza sugli efferati omicidi e una risposta arriverà anche dai militari del Ris di Messina. L’ipotesi, ancora da suffragare per investigatori e inquirenti, è che il duplice omicidio sia maturato in un contesto di degrado. Verosimilmente, per come si racconta a Naro, vi potrebbe essere stato un festino a base di alcol, poi degenerato. «Mia mamma non si sedeva mai su quella poltrona - ha raccontato la figlia di Maria Rus, Marcela - preferendo l’altra parte della casa dove il cellulare ha campo». Di Delia Zarniscu, Marcela racconta di non sapere se si frequentassero. Naro, così come la vicinissima Canicattì, ha una folta comunità di romeni che lavorano, spesso in nero, nelle campagne. «I romeni sono integrati con i locali. Sono tante le comunità presenti a Naro, compresi quelle di minori nordafricani non accompagnati», ha detto il sindaco Maria Grazia Brandara. «In paese ci sono molti romeni, gente che conosce i problemi avuti da mia suocera con il marito e magari qualcuno ha cercato di infastidirla», ha ipotizzato Giuseppe, genero di Maria Rus, trovata carbonizzata, riversa sul pavimento del salone di ingresso, ai piedi della poltrona incendiata. A chiamare i vigili del fuoco di Canicattì sono stati alcuni vicini di vicolo Avenia, allarmati dalle fiamme. Per l’omicidio di Delia Zarniscu, in via Vinci, la chiamata al 118 sarebbe stata fatta dal telefono della vittima proprio dal romeno fermato, che pare vivesse nello stesso stabile della cinquantottenne. I carabinieri hanno acquisito le registrazioni di diversi sistemi di videosorveglianza. Le due abitazioni distano circa 150 metri l’una dall’altra. Molti impianti del Comune non funzionano, ma sono attive, e coprirebbero le due aree, alcune telecamere private. Ad essere ascoltati anche alcuni vicini di casa delle donne. La figlia e il genero di Maria Rus, Marcela e Giuseppe, prima della svolta serale avevano formulato un appello: «Ci sono tante persone in questo quartiere e chi ha chiamato i pompieri sicuramente ha visto qualcosa, perciò parli. I miei suoceri, molti anni fa, avevano avuto dei problemi economici e gli sono stati tolti due figli - ha spiegato Giuseppe -. Una aveva 12 anni e l’altra 6. Una adesso è maggiorenne ed è in contatto con mia moglie, l’altra non sappiamo dove sia, è sparita. Non è stata una rapina perché io ho visto il cadavere di mia suocera e aveva ancora indosso la collanina». «Mia madre e mio padre erano separati, non divorziati. Mio padre è in Romania adesso. E ogni tanto si parlavano - ha raccontato Marcela mentre sugli scalini di vicolo Avenia aspettava d’avere informazioni dai carabinieri - . Mia mamma viveva a Naro da da 19 anni». In alto i rilievi nel cortile Avenia, a Naro, e nei riquadri le vittime Maria Rus (sopra) e Delia Zarniscu